domenica 30 settembre 2018

EGON SCHIELE ( Rendere visibile il dolore )

 
 
 
Alberi autunnali

 
Donna incinta e la morte

 
Madre cieca


(…) L' autunno era la stagione preferita da Schiele: dichiarava di
      amarlo " non soltanto come stagione dell'anno, ma anche come
      una condizione dell'uomo e delle cose.  La delicata, gentile
     malinconia di cui la natura sembra permeata in autunno, emana
     perfino dai vecchi muri, colma il cuore di tristezza e ci ricorda
     così che siamo soltanto pellegrini su questa terra ". Ogni
     paesaggio - popolato di strade, di alberi e case-veniva percepito
     nel suo cono d'ombra, nella sua stilizzazione devitalizzata, colto
     attraverso uno stato d'animo che neutralizzava ogni variabilità
     atmosferica: la finalità interna, la vocazione ineludibile, la
    ragione d'essere di ogni stagione risiedeva nella malinconia dell'
    autunno, onnipervasiva anche nel mese di agosto: " Si può
    percepire intimamente, nel profondo del cuore - scriveva Schiele
    ventiduenne - un albero autunnale in piena estate; io vorrei
    dipingere questa malinconia ". Agli occhi dell'artista, l'autunno
    non è mai stato una tarda estate, quanto un inesorabile preludio
    dell'inverno, annunciato dall'inaridimento della natura visibile
    nei rami secchi e nei girasoli appassiti, dall'assorbimento della
    linfa vitale che appare come un presagio di morte: i tre alberi
    autunnali del 1911,ormai quasi privi di foglie, sembrano evocare
    il Golgota, l'evento di una gelida estinzione dell'uomo.
    Il pittore sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta cioè in sé
    il suo esiziale compimento, fin dall'istante del concepimento,
    come attesta il funesto dipinto del 1910  La madre morta, in cui
    il grembo appare come un lugubre mantello, un involucro
    mortuario che racchiude il  Sein Zum Tode del nascituro, ne
    circoscrive la parabola esistenziale, prefigurandola orfana dell'
    affetto materno.
    Per Schiele la maternità è l'evento tragico della vita, in cui si
    preannuncia la percezione originaria del dolore e della
    solitudine che neppure l'erotismo e l'apparente congiunzione dei
    corpi può scalfire. Si osservi la tela Donna incinta e la morte
    del 1911 che è un'autentica annunciazione macabra, in cui un
    monaco di spettrali fattezze appare alla puerpera agonizzante
    come angelo della morte; e qualora un bagliore di vita riesca a
    sottrarsi all'abbraccio mortale, esso non può che esibire la
    propria mutilazione, come nello splendido Madre cieca  del
    1914, in cui l'allattamento viene privato di quello sguardo
    affettuoso che comunicherebbe fiducia al neonato.
    Schiele, nell'iconografia della malinconia e della vanitas ,
    introduce un evento di grande rilievo, operandone una
    trasfigurazione tragica: l'uomo non reclina più la testa sotto il
    peso della riservatezza pensosa , non medita più sulla morte
    raffigurata da un teschio posato sul tavolino dello studio come
     altro da sé, ma assume sul proprio volto l'icona funebre,
    diventa morte incarnata esibita nel gesto di esistere, nel
    godimento del sesso e nella prostrazione della sofferenza . (…)


Marco Vozza  da  Rendere visibile il dolore (  La pittura oltre la filosofia )

                             
 
Madre coi due bambini

2 commenti:

  1. Una descrizione interessante, ma i quadri non mi piacciono, eccetto "alberi autunnali"

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  2. A me - invece- il tratto di pittura di questo autore piace molto: trovo che in lui ci sia una percezione e una consapevolezza non solo del dolore, ma anche delle sfumature ( a volte quasi irriconoscibili ) con cui questo si si manifesta.
    Soprattutto nei dipinti di carattere erotico.
    Non mi trovo sempre d'accordo sulle sue considerazioni esasperate riguardo agli eventi della vita ( per me la maternità - ad esempio- non è l'avvenimento fosco che egli immagina e dipinge ), ma il suo modo di dipingere mi affascina e mi cattura. Sempre.

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