Atene e Roma cos'hanno da dire…
(…) Il mondo classico, caratterizzato dalla centralità della ragione
e dal culto dell'equilibrio, cos'ha in comune con questo nostro
mondo eccentrico, senza più un centro, e ametrico, senza più
una misura?
Atene e Roma cos'hanno da dire alla nostra gloriosa Europa
nel momento in cui le dure e nuove leggi della geografia e
della demografia stanno soppiantando il collaudato e
rassicurante codice della Storia?
Le parole di Lucrezio e Seneca come possono interessare l'
uomo tecnologico dei nostri giorni che, catturato e frastornato
dall'immensa rete dello spazio, ha smarrito la strada del
tempo? Siamo testimoni - e, nostro malgrado più spettatori che
protagonisti - di una mutazione antropologica che ci rende
estranee e superate persino parole che ritenevamo uniche,
inalterabili e insostituibili: come madre e padre.
In questo sovvertimento parentale-pensiamo all'identificazione
e all'identità del figlio-il ghénos, il sangue, è stato soppiantato
dal nomos, la legge, e ora dalla téchne : quella tecnologia che
esplora e varca i territori del transumano e del postumano.
Di fronte a questi scenari, il pensiero sembra segnare il passo
e soffrire di anoressia: come se stessimo smarrendo alcuni
fondamentali. E' come se all'improvviso scontassimo tutta la
complessità e drammaticità della parola latina finis , il vero
nome dell'uomo: " la fine " da patire, " il fine" da raggiungere,
"il confine " da oltrepassare.
Nel contempo avvertiamo l'assenza di un télos,un disegno che,
riattivando la spina della storia, tiri un filo tra passato e
futuro, tra memoria e progetto, fra trapassati e nascituri; e
avvertiamo altresì la mancanza di un diàlogos, un'intesa fra
i diversi mondi, linguaggi, saperi: un orizzonte e uno sguardo
panoramico da affidare a un nuovo umanesimo, inteso non
come l'altra metà del pensiero o come l'altro punto di vista
rispetto al versante scientifico- tecnologico, bensì come un
" pensiero lungo" che tenga insieme e spieghi i diversi punti
di vista.
I tempi spiegano la mutazione in atto: ma chi spiega i tempi?
(…)
Ivano Dionigi da Quando la vita ti viene a trovare ( Lucrezio, Seneca e noi )
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