domenica 23 aprile 2017
L'ESPERIENZA DEL DISTACCO 1
(...) Nella nostra vita quotidiana si possono riscontrare tendenze
simbiotiche talmente differenziate e frequenti che la simbiosi
non va considerata solo nel suo aspetto patologico, ma si deve
supporre che l'essere simbiotici e l'evolvere della simbiosi
verso l'individuazione corrispondano proprio ad un ritmo vitale
Per questo motivo mi pare importante non evitare la simbiosi,
ma tentare di viverla in modo ottimale. Già per il bambino
piccolo vale il principio che una simbiosi ottimale sia il
presupposto di un distacco e di un'individuazioni ottimali.
Nel nostro contesto viene spontaneo chiederci ora se la persona
in lutto, che vuole vivere in simbiosi con il defunto, sia una
persona che non è riuscita a vivere nella sua vita una forma di
simbiosi ottimale o se l'esigenza di simbiosi le venga solo dal
suo grande turbamento. Pare che un tratto peculiare dell'
acquisizione di nuove caratteristiche individuali sia di rendere
solitari e autonomi e che proprio questa individuazione desti
desideri simbiotici. Sulla base di questa riflessione è
comprensibile che l'esperienza della perdita di una persona
amata costringa a fare un passo in direzione dell'
individuazione, risvegliando di conseguenza il desiderio di
simbiosi. Siccome non è un distacco compiuto gioiosamente e
deciso spontaneamente, bisogna prevedere che in un primo
tempo verrà fatto un passo indietro.
E' interessante notare in proposito che le nostre
rappresentazioni collettive dell'aldilà si avvicinano molto alle
rappresentazioni collettive di simbiosi. Anche il Paradiso - per
esempio - in cui tutti vivono assieme in pace, è un'immagine
che sta alla base delle nostre esigenze di simbiosi; pensiamo
anche a espressioni quali " Entrare nell'eterna beatitudine",
" Venire accolti in un grande tutto" per venire poi " annullati".
Dietro rappresentazioni collettive dell'aldilà e dietro la
tensione verso la simbiosi, vi è il desiderio di venire annullati,
di venire protetti, di pace, di fusione con qualcosa di più
grande che ci accolga.
Evidentemente si riesce a sopportare il pensiero della morte
solo se contemporaneamente ci si immagina che la morte ci
permette di fonderci con qualcosa che ci è superiore. A questo
modo non vi è da stupirsi che anche soffrendo l'esperienza
della morte, si aspiri alla simbiosi.
In ogni caso, andrebbe tenuto conto del differente modo di
vivere il lutto che esiste da persona a persona. Osserviamo che
chi considera il lutto un processo, può muovere da questa
fase di simbiosi verso una nuova individuazione e, grazie a
questa, ritornare ad essere capace di stabilire rapporti; chi
invece rimane fermo nella simbiosi, si sente sempre più triste
e privo di significato, giacchè un legame simbiotico può dare
forza e protezione solo al momento opportuno e per un certo
periodo. (...)
Verena Kast da L' esperienza del distacco
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