lunedì 24 aprile 2017
IL GENIO DI BEETHOVEN 2
(...) Il tema con cui attacca la Quinta Sinfonia ha qualcosa di
intimidatorio; ti mette con le spalle al muro e ti ricorda il
" Voglio afferrare il destino alla gola", la frase - simbolo del
temperamento morale beethoviano scritta a Wegeler durante la
crisi dell'autunno 1801. Tema famosissimo: forse l'unico di
tutte le Sinfonie di Beethoven di cui si può parlare pensando
che ogni lettore lo conosca; entrato in proverbio, anche per
l'aneddoto connesso, e non meno famoso, della spiegazione che
ne avrebbe dato Beeethoven stesso secondo Anton Schindler:
" Così il destino bussa alla porta ".
Il tema è fatto di vari parametri: melodia, armonia, ritmo ne
sono i principali; generalmente il tema è melodico nella sua
essenza ( anche nell'esordio dell' Eroica è così ), anche se nella
forma di sonata, dove per solito le cose s'han da capire al volo,
i temi sono venuti assumendo caratteri particolari di brevità e
perspicuità, specialmente con Beethoven, in quanto pensati in
funzione dell'elaborazione successiva; temi spesso corti e
incisivi e quindi puntando molto sul ritmo che di tutti i
parametri musicali è quello che più direttamente colpisce la
ritentiva dell'orecchio. Ma qui, con la prima idea dell' Allegro
con brio , già apparsa nella prima concezione dell'opera, siamo
al caso limite: tre note veloci, ripetute di furia, che cadenzano
su una quarta nota tenuta; poi lo schema si ripete scendendo
un grado della scala, questa seconda volta con fermata più
lunga per l'aggiunta di una battitura asimmetrica.
Certo, ci sono intervalli melodici, ma non propriamente una
melodia; ci sono situazioni armoniche, ma non subito univoche
quindi il ritmo sovrasta, un tema che è soprattutto una carica
di energia senza altri attributi o attrattive : una sorta di
drammatico " nudo" musicale. Essendo mera forza motrice, è
tutto disponibilità, virtualità che può propagarsi in qualsiasi
direzione; pilotarla è l'argomento del primo movimento, che
in sé è breve e non conclude in modo definitivo, ragion per cui
l'espansione continua nel seguito della sinfonia.
Essendo pura disponibilità, questo tema non dovrebbe voler
dire nulla, ora è nulla, diventerà qualcosa; e tuttavia il modo
in cui Beethoven lo presenta- eminentemente interrogativo -
impone la domanda sul suo significato. L'aneddoto del destino
che bussa alla porta ( inquietudine per la sordità crescente ),
riferito da Schindler, allievo, segretario e poi biografo del
compositore, è tutt' altro che superficiale: il destino infatti
allude a una presenza inevitabile, una forza estranea all'
interiorità, quindi non umana; una imposizione della materia
contro cui lo spirito mobilita la sua reazione: è questa la
concezione schilleriana del " patetico" che coincide con quella
operata da Beethoven nella composizione di una sinfonia che
nasce sotto il peso di un'oppressione ritmica e che poco alla
volta attraverso ostacoli, ripiegamenti, affermazioni, se ne
libera in una vittoria finale dello spirito e dell'intelligenza
umana. Il bussare come segnale di una catastrofe dietro la
linea della porta è situazione tipicamente drammatica,
conclusione di peripezia nella catastrofe come nel finale del
Don Giovanni, nei cupi rintocchi del Macbeth dietro porte
chiuse dietro orrendi delitti. (...)
Giorgio Pestelli da Il Genio di Beethoven
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