lunedì 6 marzo 2017
CHE COS' E' L'ANIMA?
(...) Le persone sapienti, ma anche quelle che vivono le loro
esperienze di tutti i giorni parlano spesso dell'anima; è la
parola che le nobilita e le rende - ai loro occhi - diverse dall'
animale, anche se la radice lessicale è la stessa.
Ma che cos'è l' anima?
A differenza del corpo, l'anima è un'essenza immateriale che
non si identifica con la vita, ma con la coscienza di sé. Se così
non fosse, tutti gli esseri viventi avrebbero un'anima : persino
gli insetti e le meduse, gli uccelli nel cielo, le foglie dell' albero
e i fiori del prato.
Le religioni affermano che l'anima è immortale: quando la
morte arriva, un angelo o un demonio la portano via. Dove la
portino è un mistero, diventa un'anima pellegrina che si
beatifica contemplando la divinità trascendente o si identifica
con l'essere dal quale si era separata.
Ma se l'anima è la coscienza di sé, la sua sede corporea è
appunto nel sé di ciascun individuo, il luogo recondito abitato
dagli istinti che la natura ci ha dato, dalle percezioni che ci
pervadono, dai pensieri, dai sentimenti, dalla fantasia, dall'
amore. Questo vasto complesso di pulsioni che la mente filtra
e riassume, insieme alla forza di volontà che determina i
nostri comportamenti e il nostro rapporto con il mondo
esterno e con le altre esistenze, questa è appunto l'anima e
non può sussistere separata dal corpo. Non c'è angelo o
demonio che possa rapirla perché la coscienza di sé si
compone di elementi immateriali che viaggiano senza sosta
sui fasci nervosi che collegano gli organi di un corpo o che
percepiscono le pulsioni attraverso le cellule e i gas, i liquidi,
le cariche elettriche e magnetiche che lo alimentano.
La coscienza di sé presuppone una combinazione
elettrochimica e le condizioni materiali che la rendono
possibile. Quando le Parche recidono il filo della vita, il corpo
animato diventa una spoglia e la coscienza di sé si dissolve
nell'inesistenza, restituendo la cenere alla cenere.
Resta vero che l'anima, finchè esiste una coscienza di sé, è
comunque pellegrina, viaggia di continuo, si osserva e osserva
il fuori da sé; le pulsioni cambiano la loro direzione, la loro
intensità, la loro qualità, il pensiero astratto si affianca a
quello concreto, le attrazioni ci collegano alle cose e alle
persone, alla natura a cui apparteniamo, all'essere dal quale
ci siamo separati, al caos da cui siamo emersi.
Questo è il viaggio meraviglioso delle anime pellegrine, e da
quel viaggio nascono la gioia e il dolore tutte le volte che
l'anima si lacera, che le pulsioni si contrastano tra loro, la
volontà non riesce a decidere e la sicurezza cede il passo alla
paura. La sofferenza fa crescere la coscienza di sé, ma
comporta un prezzo: il tuo sé si sente colpevole d'aver
provocato questa lacerazione. Così nasce il sentimento della
colpa, la colpa esistenziale di cui l'Io si sente responsabile
per aver ferito l'anima sua . (...)
Eugenio Scalfari da L' amore, la sfida, il destino
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