venerdì 3 marzo 2017

UNA FAVOLA DANNATA



Fu sepolta
sotto un cumulo di menzogne
e io che sola
conoscevo la verità
non pronunciai parola.
Dissero d'averla vista
con il suo amore
annaspare nel lago degli occhi
e - nell'oceano delle sue piaghe -
ancorarsi disperatamente con le ginocchia
ai fianchi di un uomo senza volto
per non morire.
Di lei, dissero
che nelle notti di luna
s'inerpicasse con la lingua
sul promontorio del peccato
e come una strega danzasse
attorno al fuoco del desiderio;
e d'averla poi riconosciuta
nel guaito d'una cagna
abbandonata ai margini del cielo.
Altri invece dissero
d'averla vista camminare
a piedi nudi tra le rughe scavate
dall'assenza e dal pianto
e d'averla poi incontrata
al banco dei pegni
mentre s'apriva le vene
in cambio di un sorriso.
Qualcuno disse anche
d'averla riconosciuta
nell'ombra sottile di una lama
che attraversa il giorno,
impalpabile come un sogno
stuprato sotto un letto di foglie morte.
Altri ancora
la videro sporgersi
da un nido tra i rami
e le sue mani
- come ventagli deliranti -
annaspavano l'aria
in cerca di baci.
Ora che lei non è più
mi piace ricordarla come quando
- prima dell'amore -
lei si spogliava di quel dolore
che lui non le conosceva
per accoglierlo
fra le sue braccia tese
come in un arco di speranza.


           frida




2 commenti:

  1. Quella donna è davvero scomparsa? La terrà in vita il ricordo d'altri, forse.

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  2. O forse non è mai esistita, ma solo immaginata, come si immagina a volte che esistano persone speciali. Quelle che vorremmo essere.

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