CITO IN GIUDIZIO DIO
Sulla terra piovono a gocce schegge e micce.
Non vedi salire fino al tuo cielo
la pastosa nube che si sfiocca,
riversando giù
cenere e caligine?
Sei veramente così vecchio,
inebetito e cieco?
Non ne hai abbastanza
di questa perpetua nebbia,
del perpetuo olocausto?
O è questa la nuova alleanza,
il tuo angelo ha già annunciato:
" Venite, radunatevi,
per il gran banchetto di Dio.
Il regno dei cieli
deve essere edificato
sulle carni di tutti gli uomini! ".
Decorsi i termini,
la tua ultima ghiotta cena
a base di ossuti corpi
del popolo ebraico
è già passata in giudicato.
Ora vuoi cibarti di Niamey,
a Roma, a Nizza, a Tirana,
Parigi, Riga, a Zara,
Berlino, Bruxelles, Cucuta,
di sconcertati studenti europei,
di scarni sorrisi nigeriani,
di vividi sguardi siriani
e di violate bambine colombiane.
Ho letto frasi d'amore
sui muri di Aleppo :
"Amami...
lontano dalla nostra città
sazia di morte...".
Cito in giudizio il vecchio,
inebetito e cieco Dio
e il suo ubiqui insaziabile appetito.
***
L' ULTIMA CONCESSAMI
L'attimo corre veloce,
già sta modificando
ogni cosa sotto il mio sguardo.
Un fluido sonno ora scorre
sul tuo letto di parole.
Il vento del tempo,
con falce ricurva,
spazza via il giorno.
Tutti i miei pensieri,
la mia memoria,
il mio volere,
immersi nella cenere
di un mondo arso
tra le viscere,
che non sarà più vivo
quando nessuno più lo ricorderà.
Non ho fretta.
Non ho ancora voglia di svegliarmi.
Perché - sveglio -
mi mancherà la forza
di impugnare il mio volere.
E camminerò - come in sogno -
fantasma di un ricordo
deformato dalla memoria.
L' ULTIMA CONCESSAMI
L'attimo corre veloce,
già sta modificando
ogni cosa sotto il mio sguardo.
Un fluido sonno ora scorre
sul tuo letto di parole.
Il vento del tempo,
con falce ricurva,
spazza via il giorno.
Tutti i miei pensieri,
la mia memoria,
il mio volere,
immersi nella cenere
di un mondo arso
tra le viscere,
che non sarà più vivo
quando nessuno più lo ricorderà.
Non ho fretta.
Non ho ancora voglia di svegliarmi.
Perché - sveglio -
mi mancherà la forza
di impugnare il mio volere.
E camminerò - come in sogno -
fantasma di un ricordo
deformato dalla memoria.
***
FALSARIO DI PAROLE
Filo e tessitura
trama
filo di sutura
ordito lacerato
lavoro di rammendo.
Recido
il filo della vita.
L' chaim !
Creo
pupazzi di carta.
FALSARIO DI PAROLE
Filo e tessitura
trama
filo di sutura
ordito lacerato
lavoro di rammendo.
Recido
il filo della vita.
L' chaim !
Creo
pupazzi di carta.
Lev Matvej Loewenthal
Grazie, frida, per questa condivisione. Che tu sappia (perché non l'ho trovato) come si chiama la silloge cartacea di questo autore? Un abbraccio
RispondiEliminaA me risulta che si tratti di Sefer Sephora. Io l'ho divisa in due parti per evidenziare la diversità di contenuto.
RispondiEliminaUn abbraccio anche a te