domenica 25 agosto 2019
LA FOLLIA E' ANCHE IN NOI 2
(…)La fenomenologia non può non guardare alla sofferenza
psichica e alle esperienze psicotiche in particolare,se non nella
loro fragilità, e nella loro nostalgia di gentilezza umana.
Così,cosa solo apparentemente banale o rapsodica,è necessario
che ad un paziente o ad una paziente, se vogliamo avere la loro
fiducia, non siano fatte domande che possano essere vissute
come indagini: come ferite alla loro timidezza; ma è anche
necessario considerare quale significato i pazienti diano ai loro
deliri e alle loro allucinazioni. Sono sintomi - questi - di solito
facilmente riducibili, in misura più o meno radicale, dai farmaci
neurolettici, ma nondimeno la loro cancellazione non è talora
consigliabile: quando i pazienti si siano adattati alla presenza
di deliri e di allucinazioni,la loro scomparsa fa talora riemergere
angosce e inquietudini che possono rinascere improvvise e
possono portare al suicidio. Non potrei non concordare - a
questo riguardo - con la tesi di uno psichiatra svizzero del secolo
scorso ( Jung? ) : " meglio combattere nel delirio con il mondo
intero che non essere soli. "
Costatazioni, certo, che sono possibili solo nella misura in cui ci
si immerga nella vita interiore di queste persone, alla ricerca dei
significati che hanno deliri e allucinazioni. (…)
Eugenio Borgna da La follìa che è anche in noi.
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