Ridiamo della sorte insieme, bambola…
UNA SIGNORA
Sono rosa le sue labbra
imputridite nell'acqua.
Due appassite violette
le sue palpebre.
Fango i suoi occhi.
La sua voce quella di uccello strozzato.
La sua giovinezza passando
indugia nelle sue mani.
Svolazzano, agitandosi
come due farfalle
sul cadavere della sua carne.
C'è un cupo capriccio in lei,
come di una bocca morta che sorrida.
Le sue tornite gambe
dicono un'impudente bugia.
La sua anima giace
nel disordine di un'orgia,
sulle sue ceneri e gli avanzi dispersi
pende, come un filo di fumo azzurro,
un'eleganza di piccoli gesti.
***
CANZONE ITALIANA
Finché le tue labbra sono rosse,
finché i tuoi occhi ardono,
fino a quando
ridiamo della sorte
- insieme -
bambola.
Finché abbiamo denaro,
finché la polvere della vecchiaia
mi entri in gola e che non possa più cantare…
Che Dio ci guardi.
Finché tu guardi
dagli occhi più neri dalla braccia più forti,quell'uomo
finché la iella mi prenda,
finché l'inverno,
finché Dio ci guardi!
finché Dio ci guardi!
***
QUASI UN DIO
Sto morendo alla mercé di questo caldo,
ma potrebbe essere peggio.
Amo mia moglie
ma dovrei amarla di più.
Amo la mia ragazza ma il suo amore dovrebbe essere più universale.
Soltanto una parola la descrive, ma non so quale sia.
Tutto è più breve di qualcos'altro :
tutto è più uguale a Dio di qualcos'altro.
C'è competizione nel caos,
una cosa molto stupida.
Sono dubbiosa come un ramo di salice
che curvo ammicca all'acqua.
Emanuel Carnevali da Ai poeti e altre poesie
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