" Pensa a tutta le bellezza rimasta ancora intorno a te e sii felice " . ( Anna Frank )
(...) Coniugare estetica e politica, o bellezza e città, può sembrare
un'idea decisamente azzardata - ai giorni nostri - mentre era
comune e fondamentale nella vita della Grecia antica. Despoti
orientali e principi europei dilapidarono i loro patrimoni per
far erigere monumenti di imperituro splendore, in gloria dei
loro Dei - e naturalmente di loro stessi - ma anche per
allietare la gente che governavano - e che tassavano. Una
popolazione turbolenta veniva placata dalla bellezza e dalla
edificazione della bellezza : giardini d'acqua, palazzi d' estate,
padiglioni stravaganti, cattedrali, mausolei, memoriali, cosa
che ancora oggi continua con i grandi viali e gli imponenti
edifici delle nazioni repubblicane. Le opere estetiche
guadagnavano al sistema l'orgoglio politico e il consenso della
gente, e questo sia nella Mosca comunista che nella
Pietroburgo zarista, sia nella Roma fascista che a Washington,
con templi di marmo bianco per i suoi eroi secolari.
Questo modo di coniugare estetica e la città, lascia però la
psiche insoddisfatta. L'estetica è ridotta a politica, mentre la
bellezza serve uno scopo ulteriore : la manifestazione
tangibile e concreta della dottrina: la propaganda fissata nella
pietra.
Io credo invece che la relazione fra estetica e politica sia più
personale e psicologica. Sta nelle nostre reazioni nei confronti
del mondo in cui viviamo. Ogni giorno il nostro senso del
bello gira per il mondo, ci accompagna in macchina, nei
negozi, in cucina.Nell'arco della giornata è un continuo, sottile
rispondere esteticamente al mondo. Vediamo le sue immagini,
sentiamo gli odori che ci trasmette e - impercettibilmente - ci
aggiustiamo al suo volto. Ed è in questi aggiustamenti, proprio
perchè sublimali, che oggi è nascosto l' " inconscio". Siamo
inconsci delle nostre risposte estetiche. (...)
James Hillman da Politica della bellezza
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