" Non omnes arbusta iuvant umilesque myricae…" ( Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici…" ( G. Pascoli )
(…) La piccola e la micro proprietà, caratteristica di quel lembo
della pianura friulana occidentale, comportava azioni tali da
incidere - segmento dopo segmento - come una serie di piccole
catastrofi che solo alla fine avrebbero creato il deserto.
All'abbandono del lavoro dei campi - del resto - seguiva la
vendita dei micro fondi e l'accorpamento di questi alle
proprietà più ampie di chi aveva deciso di continuare l'attività
agricola.
Per non parlare degli animali, di quelli che scomparvero, non
solo le lucciole di pasoliniana memoria. Dai campi sparirono,
dopo la creazione del deserto produttivo e l'avvento dei
diserbanti, le lepri e i fagiani, le talpe e il topo di campagna,
i loro piccoli predatori di terra e di cielo.Nel cielo, soprattutto,
scomparve una varietà numerosa di uccelli. Il silenzio del
cielo, dove prima era stato un coro di gorgheggi e di richiami,
fu notato da pochi quando i motori, le radio e la televisione
cominciarono ad occupare sempre più lunghe ore della
giornata. (…)
Gian Mario Villalta da L' olmo grande
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