giovedì 21 novembre 2019
CI DICIAMO L'OSCURO ( Presentazione )
"Ci diciamo l'oscuro / ci amiamo l'un l'altra come papaveri e memorie ". Nel 1948, a Vienna, Paul Celan dedica questi versi a Ingeborg Bachmann. Il componimento " Corona " celebra il fatale incontro tra due anime che parlano la stessa lingua, la lingua " oscura " della poesia e che si uniscono come il papavero e la memoria, l'oblio e il ricordo.
Nella primavera di quell'anno, i due poeti si ritrovano a Vienna per vie e ragioni molto diverse. Morti i genitori in un campo di concentramento in Ucraina ed entrata Czernowitz, la sua città natale, a far parte dell' Unione Sovietica, il ventisettenne Celan ripara dapprima a Bucarest e poi, dopo una lunga e pericolosa fuga a piedi durata intere settimane, nella capitale austriaca. Occupata da quattro potenze straniere, nel 1948 Vienna è la città delle spie, della criminalità politica ed economica, dei grandi spacciatori e dei piccoli trafficanti. E' anche la città degli Ebrei scampati alla deportazione, sradicati che, come Celan, hanno perso la propria Heimat, il luogo natio.
Ingeborg Bachmann è a Vienna per una Heimatlosigkeit di tutt'altra specie :ha solo ventidue anni ma, nella capitale austriaca, raggiunta a diciotto anni per studiare e sfuggire a quella Carinzia e a quel padre che hanno accolto con entusiasmo il nazismo, è già una promettente giovane autrice. I due poeti trascorrono sei settimane insieme: un incontro esplosivo che lascerà tracce indelebili nell'esistenza di entrambi. Un incontro - tuttavia - segnato anche da sentimenti di incertezza e di insicurezza.
A Vienna, Celan si scontra ovunque con segnali che testimoniano il perdurare dell' antisemitismo e dell'ideologia nazista. La capitale austriaca non può essere pertanto il suo rifugio. Fugge a Parigi, dove però i fantasmi e gli incubi della Shoah continuano a perseguitarlo. Ingeborg, dal canto suo, va incontro ad un destino tragico dopo la fine della sua relazione con Max Frisch.
In questo testo, l'autore ricostruisce la storia dei due poeti dal loro primo incontro fino agli anni della loro " catastrofe parallela ", nei primi anni Settanta. La storia di un amore struggente che troverà il suo epilogo nell'ultimo libro della Bachmann, pubblicato dopo la sua morte : " La mia vita finisce perché lui è annegato nel fiume durante la deportazione : era la mia vita ".
( f. )
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