Perdono e gratitudine
(...) Il circolo negativo dove la spinta aggressiva generata dall'
angoscia di morte ritorna sul soggetto come sentimento
persecutorio e ostilità, avversione distruttiva del mondo, è
chiamato da Melanie Klein " schizoparanoide". Si tratta di un
impaludamento speculare, rispetto la quale la gratitudine
introduce un salto simbolico. Diversamente dall'invidia, la
gratitudine sorge dal riconoscimento del danno provocato all'
oggetto d'amore spietatamente aggredito a causa della sua
alterità e autonomia. L'angoscia psicoparanoide difronte alla
minaccia dell'oggetto leso dall'invidia e pieno di rancore acido,
si trasforma in una nuova preoccupazione, questa volta non più
causata dalla violenza persecutoria dell ' oggetto, ma per
l'oggetto, per averlo potuto ferire, danneggiare, distruggere.
Questo significa che la gratitudine sa riconoscere il debito
simbolico nel confronti dell' Altro e saluta come una festa il
ritrovamento dell'oggetto nella sua alterità. Mentre nell'
angoscia persecutoria il soggetto è aggredito dall'oggetto e
teme la sua ritorsione, in quella depressiva, da cui scaturisce
la gratitudine, esso si mobilita positivamente verso l'oggetto,
riconosce quello che ha ricevuto dall'oggetto stesso e tutto
quello che ad esso deve. In questo senso l'emergere dei
sentimenti di gratitudine verso l'Altro segnala la fine dell'odio
invidioso e la possibilità di un nuovo inizio. Quando le nebbie
dell'invidia si diradano, può sorgere il sentimento nuovo della
gratitudine ( in termini lacaniani essa non è che il
riconoscimento della nostra provenienza dall' Altro, il dono
ricevuto dal linguaggio, del dono della vita e della parola
che viene dall' Altro ). (...)
Massimo Recalcati da Non è più come prima ( Elogio del perdono nella vita amorosa )
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