giovedì 10 novembre 2016
COME FINI' LA STORIA FRA LOU SALOME' E NIETZSCHE? ( 1 )
(...) Dopo il rifiuto di Lou, ci furono mesi di tremenda disperazione
e di terribile odio. Nietzsche non faceva che camminare per
giornate intere, prendere oppio, passare notti insonni, scrivere
decine e decine di abbozzi di lettere Lou e a Rée, che poi non
osava spedire. " Le passioni mi divorano. Un 'orribile
compassione, un'orribile delusione, un'orribile sensazione di
orgoglio ferito - come resistere...che debbo fare?. Ogni
mattina dubito di arrivare alla fine della giornata. Non dormo
più: a che serve camminare per otto ore?...questa sera
prenderò tanto oppio da perdere la ragione". Gli sembrava
che un coltello lo colpisse e lo lacerasse contemporaneamente
in tutti i punti vulnerabili. Si torturava e aveva bisogno di
torturarsi e di venire torturato." La natura mi ha
spaventosamente dotato per essere uno che tormenta se stesso".
Aveva avuto nell'anima tre o quattro desideri di felicità, e ora
se li strappava sanguinosamente dal cuore. Aveva l'impressione
che, in quei mesi, una maschera col nome di Nietzsche avesse
amato, agito, scritto lettere, detto parole di cui ora si
vergognava. Lui stava dietro quella maschera: in silenzio,
" condannato ad un'esistenza completamente segreta". Non
apparteneva alla realtà a cui appartenevano gli altri: ma a
chissà quale mondo. Era un morto, soltanto un morto, " un'
ombra che non sa decidersi ad entrare definitivamente negli
Inferi". Adesso era il tempo di scomparire, lasciando questa
terra- anche le montagne di Sils - Maria e il lago di
Silvaplana, i boschi di Tautenburg e l'azzurro del mare ligure-
e le piccole strisce di cielo sereno che aveva dipinto con le
parole. Poi si arrestava, per gridare aiuto, semplicemente
aiuto. " Pensa, mio caro Overbeck, a trovare qualcosa che mi
tiri fuori una volta per sempre. Secondo i miei conti è
necessario che io resti in vita fino all'anno prossimo - aiutami
a resistere ancora quindici mesi."
Nietzsche odiava con tutte le forze del suo abietto rancore, che
dedicò sempre alle persone che più aveva amato. Era l'odio
del debole, del ferito, del sofferente, dell'indifeso. Ascoltava le
menzogne della sorella : le ascoltava per il piacere di
torturarsi, e scatenava la paranoia del suo complesso di
persecuzione, che ingigantiva e deformava i minimi particolari
del passato. Ora aveva il tono di un virtuoso borghese, ora
quello di un professore tedesco; ora il tono solenne e
sacerdotale di un profeta offeso. Capiva l'anima di Lou con
la più straordinaria intuizione: la malediceva e infine la
offendeva sanguinosamente, come se volesse calpestarla e
schiacciarla col piede- infido e infimo verme.
Caro Baudelaire, Nietzsche aveva sempre affermato che il
senso della sua opera era simile a quello dell'operazione
alchemica: trasformare il fango in oro, trasformare la
passione, la lacerazione dell'odio nella bellezza della frase e
nella velocità del ritmo. Negli stessi giorni, Nietzsche compose
la prima parte di COSì PARLO' ZARATHUSTRA : fu una
rivelazione luminosa, il balenìo di un fulmine, un'esplosione
improvvisa. Ma davvero riuscì a trasformare il fango in oro?
Oppure la lacerazione e l'odio stridevano nell'euforia della
rivelazione?. Qualche tempo dopo confessò che avrebbe voluto
rivedere Lou. Poi rinunciò: si sentiva troppo colpevole. (...)
Pietro Citati da Sogni antichi e moderni
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