Eugenio Marzaioli ( Oculum )
(…)
Stamattina, sveglia molto presto, con onde di pensieri
che
incalzavano inconsapevoli del loro transitare libero,
mi sono
messa a scrivere.
E
pensavo: viviamo la vita su piani differenti, alle volte così
indipendenti fra loro da percepirci separati da noi stessi e con il
centro come un' arancia a spicchi succosi; altre, quasi vedendo tutti
i passaggi e le zone in ombra da poterci rassicurare in una coerenza
esemplare; altre ancora così sospinti verso l'altro da stupirci per
come andiamo "verso" nonostante tutto.
Provando
un senso di gioia ineffabile, sentendoci dentro un rito, un mito. E,
fra quello che siamo e agiamo, i punti di contatto sono in continuo
movimento: un andare avanti e indietro, e soste di emozioni. Come
volessimo vederle, riconoscerle totalmente nostre. Ma in quello stare
nel mondo non possiamo mai essere "totalmente" soli,
nostri, poichè ciò che viviamo individualmente nasce dall'andare
tornare sostare continuo dall'Io al Tu e viceversa.
Perciò
sono portata a scriverti che l’esperienza della pratica,
l’esperienza dei sensi, il corpo che si lega al corpo del mondo, è
anche "facchino" dell’anima del mondo: prende e porta i
suoi connotati concreti e astratti agli altri connotati individuali
che attendono per arricchire la memoria di sé, per farla affiorare
di nuovo quando è nella situazione del dare.
Così che
esperienza ed emozione sono come
l'incarnazione
l'una dell'altra (…).
Joan Glastein
Joan Glastein
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