E' per il sollievo che sei vivo....
" C'era una pieve, una chiesa giocattolo di pietra chiara, con una
piccola croce piantata fra le tegole.
Scendo dalla macchina, cammino. Voglio arrivare fin lì e fare
esercizio di umiltà. Cammino spedita. Voglio pregare, con la voce,
come prescrive mia figlia. Magari mormorando.Oppure gridando.
Mi inginocchio sul gradino davanti a una porta di legno divelta
dai cardini, nel bel mezzo di un giardino di rovi. Dico soltanto "
Dio", come per stabilire un contatto.
E rimango lì con gli occhi chiusi.La borsetta appoggiata nel
fango. Mi sforzo di parlare, ma le frasi non si compongono.
" Dio " dico di nuovo, " potrebbe finire qui, non credi?"-
Riprovo:
" Dio, se prendi lui, prendi anche me".
Mi risponde il latrato dei cani, in lontananza.
Mi rialzo a fatica, le ginocchia doloranti per l'umido della notte.
Mi sento ridicola, falsa. Una vecchia superstiziosa e opportunista.
" E' lo spavento" mormoro " scusami.
E mi faccio svelta il segno di croce. Per accomiatarmi.
Torno alla macchina zoppicando veloce, sporca di fango, con le
mani graffiate. E vedo un'ombra che mi viene incontro. Il bastone
che picchia sul selciato, la papalina a proteggere il cranio nudo.
Vorrei essere abbracciata, abbracciata, ma lui è arrabbiato.
" Dov'eri finita? "
Mentre aspettiamo il carro attrezzi ( l' ha chiamato lui con il
cellulare ) piango ininterrottamente.
" Adesso puoi anche smettere. Ti ho perdonata", dice Carlo.
" E' per il sollievo che sei vivo... che siamo ancora vivi..."
" Allora piangi pure ".
Lidia Ravera da Piangi pure
Nessun commento:
Posta un commento