Quando verrà il giorno in cui tu e io ci ritroveremo...
QUANDO
Quando verrà il giorno
in cui sarà tanta la nostra ansia di vivere
di fiorire sulla pietra
che vorremmo morire?
Lo sguardo prigioniero nel tenue cristallo di rocca
la lancia acuminata nel vivo dei capelli
l'ago invisibile nella lingua dove invano
chi dice sogno dice amore.
Non potremo che stringerci piano nella nebbia
con il sangue che monta in noi
fino alla gola della notte
percorsa dagli zoccoli ammalata
dal fruscìo delle solitudini.
Quando verrà il giorno
in cui sarà tanta la nostra beatitudine umana
da ridere nel fiotto vivo dell'arcipelago
come scaglie abbaglianti
trascinate dalla risacca fino alla sete delle rive?
Noi semplici forme che una mano
chiama dal fango della creazione
a danzare nell'ora breve.
Quando verrà il giorno
in cui tu e io ci ritroveremo
guardando vacillare la stella
tra l'arco della notte e il mare
mescolati nella primavera dell'anno
con la bocca perfetta e la carne
intagliata da un dio ignoto?
Dimenticheremo allora
la vuota eternità dove vivemmo - noi effimeri -
senza conoscerci e ci ridesteremo
presso una casa di vecchie pietre
con il clamore delle foglie
insonne dai nostri rami
per toccare di là dalla scorza
per entro la fibra dura
le nostre carni dolci.
***
MA SENZA UN GRIDO
Ma senza un grido
senza che la tua mano parli
portandoti piano alla bocca la brocca d'acqua
la mattina quando il cielo si screpola
e dal varco della notte esce la tua barca.
Ti pieghi fino a toccare il calcagno
buono per non correre
e sciogli le ninfee dal grembo dello stagno
con gli insetti mansueti e la strana
immobilità delle rane.
Perchè questo è da farsi ora che si abbrevia
il mare insonne della vita e l'arcipelago
si curva come un arcobaleno
quest'incoronazione tacita di un solitario
che ha molte rovine sotto di sé
e crescite e vertigine di forme.
***
SONATINA DELL'ETERNO RITORNO
Qui mi ritrovo dopo diecimila anni
tra questa tela di ragno e il tuo sorriso intatto
senza poter dare alla febbre un nome
senza poter essere altro da quel che sono
con la roulette sul segno sbagliato
con il nero infaticabile che mulina la mia idiota
allegria
mentre la lunga teoria dei fanali
ripete le sue false indicazioni per una falsa meta
mentre lo scarafaggio scala guardingo la parete
sazio di troppi morti.
Qui mi ritrovo spennato a dovere con l'ala sanguinolenta
a segnare con l'indice la stessa parola
nel libro avaro dell'anno
che ho dissotterrato dai miei monologhi
tra questa tela di ragno e il tuo sorriso intatto.
***
UN UOMO
Attenti al corno della luna
alla doppia melodia del sangue
una voce che va e viene
un silenzio che s'inarca
carico d'illusioni e di morte
un uomo
Attenti al minotauro
polvere viola sulle palpebre
tutto è così vicino al compimento
ma è solo una parodia
un capolavoro che nasce come negazione di sé
un uomo.
***
CORONA
( da Paul Celan )
Dalla mia mano l'autunno divora la sua foglia: noi siamo amici.
Sgusciamo il tempo dalla noci e gli insegnamo ad andare:
il tempo torna indietro nel guscio.
Nello specchio è domenica,
nel sogno si fanno sonni,
la bocca dice vero.
Il mio occhio scende al sesso dell'amata:
ci sogguardiamo,
ci diciamo scuro,
ci amiamo come papavero e memoria,
dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel barbaglio di sangue della luna.
Ci teniamo abbracciati alla finestra, guardando verso di noi dalla strada.
E' tempo che si sappia!
E' tempo che la pietra acconsenta a fiorire,
che l'inquietudine batta un cuore.
E' tempo che sia tempo.
E' tempo.
Ferruccio Masini da Per le cinque dita, 1958 - 1980
Nessun commento:
Posta un commento