giovedì 20 febbraio 2020
LASCIAMI ANDARE, MADRE 1
" Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia ". (P. Levi )
VIENNA, MARTEDI' 6 OTTOBRE 1998. IN ALBERGO
(...) Dopo ventisette anni, oggi ti rivedo, madre, e mi domando se
nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi
figli. Stanotte non ho chiuso occhio. Ora è quasi giorno: ho
aperto la serranda. Un fumoso velo di luce si va schiarendo
sopra i tetti di Vienna.
Oggi ti rivedo, madre, ma con quali sentimenti? Che cosa può
provare una figlia per una madre che ha rifiutato di fare la
madre per entrare a far parte della scellerata organizzazione
di Heinrich Himmler ? Rispetto? Solo per la tua veneranda
età - ma per nient'altro. E poi ?. Difficile dire : nulla, dopo
tutto sei mia madre. Ma impossibile dire : amore. Non posso
amarti, madre. Mi sento agitata, e mio malgrado ripenso al
nostro ultimo incontro nel 1971 allorchè ti rividi dopo trent'
anni, e rabbrividisco al ricordo dello sgomento che provai
scoprendo che eri stata un membro delle SS.
E non ti eri pentita, anzi.Ancora ti compiacevi del tuo passato,
di essere stata - di quell'efficiente fabbrica di orrori - un'
impiegata modello.
Sono le sei, il cielo è livido: la giornata sarà piovosa.
E oggi ti rivedo, madre, per la seconda volta da quando mi
abbandonasti, cinquantasette anni fa : una vita. Avverto un
senso di eccitazione amara, di attesa impaziente. Perchè
nonostante tutto sei mia madre. Che cosa ci diremo? Che cosa
mi dirai? Coglierò in te una traccia di rammarico per quello
che non c'è mai stato tra noi? Avrai per me quella carezza
materna che desidero da oltre mezzo secolo? O mi strazierai
ancora con la tua indifferenza?
Nel 1971 vivevo in Italia e avevo un figlio piccolo, Renzo; fu
all'improvviso che provai, irrefrenabile,il bisogno di cercarti .
Ti trovai e insieme al mio bambino mi precipitai a Vienna per
riabbracciarti. Ma quel nipote che ti guardava con tanto
incuriosito entusiasmo, tu lo trattasti con distacco, negandogli
il diritto di avere una nonna, così come nagasti a me quello di
avere finalmente una madre. Perchè tu non volevi essere
madre e fin da quando siamo nati hai sempre affidato ad altri
me e mio fratello Peter. Eppure nel Terzo Reich la maternità
veniva ossessivamente incensata, in particolare dal ministro
della Propaganda, Josef Gobbels.
Perfino Himmler sosteneva, madre, che un principio non
doveva mai venir meno nei suoi membri: l'onestà, la lealtà e
la fedeltà nei confronti degli appartenenti al proprio sangue.
E i tuoi due figli non appartenevano forse al tuo stesso sangue?
No, tu non volevi essere madre, preferivi il potere.
Di fronte a un gruppo di prigioniere ebree ti sentivi
onnipotente. Guardiana di denutrite esauste e disperate ebree
dal capo rasato, dallo sguardo vuoto- che misero potere -
madre ! (... )
Helga Shneider da Lasciami andare, madre
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