lunedì 3 febbraio 2020
I DIECI DI LOEWENTHAL 2
(…) La cognizione della morte, non la morte, è il sapore del frutto
proibito. E la vergogna che provano dopo averlo assaggiato,
che li fa sentire d'essere nudi, non è il sesso, ma il sapere che
si muore. Che la vita è nascere, generare, estinguersi. E non è
vergogna, è coscienza della propria fragilità, dell'essere
vulnerabili. Che si vive, ma si finisce anche di vivere.
" Morire, morirai ", è la cognizione che avvia la storia vera e
propria dell'umanità. Prima di quel momento, Adamo ed Eva
erano soltanto due ignari individui destinati a una sterile
immortalità. Ma allora sorge la domanda :" Vogliamo noi
davvero questo: vivere eternamente?. Forse oggi molte
persone rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna
non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto
la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna
sembra- per questo scopo - piuttosto un ostacolo. Continuare
a vivere in eterno - senza fine - appare più una condanna che
un dono. La morte, certamente, si vorrebbe rimandare il più
possibile, ma vivere sempre - senza un termine - questo, tutto
sommato, può essere solo noioso e alla fine insopportabile".
Condanna o privilegio che sia, con l'assaggio del frutto
proibito, Adamo ed Eva conquistano la consapevolezza di
essere mortali, che è ben altra cosa dal sapere che esiste la
morte: la morte esisteva già. Ma negli altri, non in se stessi.
Però la storia non finisce qui, anzi, si può proprio dire che
qui comincia, perché nella lingua della Bibbia, la storia è una
parole plurale femminile e letteralmente va tradotta con
" generazioni " - vale a dire nascere, generare, morire. E nell'
avvicendarsi delle generazioni prende corpo la vicenda
umana. (…)
Elena Loewenthal da Dieci
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento