giovedì 27 febbraio 2020
L'INSOSTENIBILE BISOGNO DI AMMIRAZIONE 4
(...)Altre volte si tratta di risonanze empatiche,l'impressione di una
condivisione remota e profondissima di una condizione simile
di partenza, di una difficoltà vissuta e forse in parte superata,
di un dolore sperimentato e ancora presente nella memoria e
nella storia vivente della persona. L' ammirazione non è nè
amore nè desiderio di conoscenza,ma contemplazione, curiosità
positiva, bisogno di lasciar parlare, di sentire raccontare, di
immaginare futuri possibili, una piccola invidia nel sentirsi
esclusi e nel non poter nè essere nè condividere appieno.
L' ammirazione ha una parentela stretta con la meraviglia: è
perchè il soggetto suscita meraviglia che si accende l'
ammirazione, ma si tratta di esperienze emotive fulminee, di
attimi fuggenti;per chi sperimenta i precursori dell' ammirazione
non si tratta di un'esperienza forte che entra a far parte dell'
identità affettiva del soggetto, ma rimane in superficie e in fondo
non si tratta neppure di un'emozione veramente gradevole e
positiva poichè l'ammirazione prevede la non condivisione e la
non appartenenza iniziale e quindi somministra la dolorosa
esperienza dell'esclusione ontologica da ciò che si ammira, che
rimane circonfuso da un alone di magia ineffabile. Poi si vedrà
e dal caos emotivo del primo sguardo si diraderanno le nebbie e
si scorgerà il profilo del soggetto e si misurerà il suo valore per
così dire " reale ". (...)
Gustavo Pietropolli Charmet da L'insostenibile bisogno di ammirazione
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