giovedì 20 febbraio 2020
LASCIAMI ANDARE, MADRE 2
(...) Sono le sei e venti: comincia a piovigginare. Il cielo uggioso
esaspera la mia inquietudine. Avrei dovuto ignorare la lettera,
ne sono sempre più convinta.Sarei rimasta turbata per qualche
giorno,poi a poco a poco l'avrei sepolta insieme a tutto il resto,
scivolando di nuovo verso una parvenza di serenità. E invece
no. Ho consentito a me stessa di lasciarmi sopraffare dalla
notizia, dalle parole accorate di Frau Freihorst. O forse dalla
curiosità: che aspetto poteva avere mia madre, oggi?
O invece stava rinascendo in me una piccola, stolta speranza?
Forse era cambiata: forse si era pentita, forse l'estrema
vecchiaia le aveva addolcito il cuore;forse sarebbe stata persino
capace di un gesto materno. Curiosità, speranza, e una sorta di
oscuro richiamo. Avevo ceduto,e quasi temessi di cambiare idea,
avevo immediatamente annunciato il mio arrivo.
Oggi ti rivedo, madre, e ho il batticuore. Che cosa ci diremo? E
se - come accadde nel 1971 - vorrai parlare solo di te e del tuo
passato, così appagante da farti sentire, dopo il crollo del
nazismo, come annientata? Tenterai, come allora, di elogiare i
tuoi ex camerati, tra i quali - di dicesti - vi erano irreprensibili
padri di famiglia?Ricordo che mi facesti il nome di Rudolf Hoss.
Ti vantasti di averlo conosciuto bene, e di averne conosciuto e
frequentato anche la moglie e i cinque figli. Dicesti che Hoss
era stato il miglior comandante di Auschwitz, e che quando fu
trasferito avevi provato un grande dispiacere. Non potevi più
far visita a Frau Hoss nella sua bella casetta situata nella SS -
Siedlung all'esterno del recinto elettrificato, lo stesso contro il
quale molti prigionieri tentavano di gettarsi per trovare una
morte rapida e liberatoria.Non potevi più ritemprare le tue forze
nella idilliaca casetta degli Hoss, non potevi più smaltire la
fatica che di tanto in tanto riusciva a prostrare anche un'
incrollabile guardiana come te.
Ho avuto occasione - in seguito - di leggere il memoriale che
Hoss scrisse nei mesi precedenti il processo e l'esecuzione, e ho
ripensato con incredulo sgomento all'enfasi delle tue descrizioni.
Ma forse , madre, forse ora sei cambiata. Forse potremmo
finalmente parlare come si parlano una madre e una figlia che
non si vedono da ventisette anni- e che per un'intera vita non si
sono parlate mai. (...)
Helga Shneider da Lasciami andare, madre
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