giovedì 19 dicembre 2019
LE NUOVE EROIDI 2
(…) Io stavo male, figli miei, non ero più in me. Ero innamorata di
vostro fratello Ippolito. Ho tentato, dio se ho tentato, con tutta
la forza che avevo, di non amarlo più. Era un giovane di
ventitré anni, e io una donna di trentadue. Lo conoscevo da
quando era un bambino: l'avevo cresciuto, lavato, vestito,
curato quando aveva la febbre, accompagnato dai medici,dagli
architetti, consolato non so quante volte in vita mia. Mi sono
sentita sua madre - lo giuro - per tutti questi anni. Com'è
possibile - allora - mi chiedo, che mi fossi innamorata di lui?
Quando è successo?
Com'è possibile, mi chiedevo, mentre mi consumavo, che mi
fossi innamorata del figlio di mio marito ? Di quello che
consideravo mio figlio? Che mostro ero, che mostro sono, se
ho potuto innamorarmi di lui?
Non lo so, bambini miei. Non lo so e non lo sapevo, e mi
struggevo, mi sarei strappata gli occhi pur di non amarlo più.
Mi sarei tagliata la testa.
Ho cercato di contrastare questo amore per un tempo infinito.
Deperivo sotto i colpi di quest'amore che non doveva essere.
Non mi importava di morire. Ma la mattina del 7 settembre
non so cosa mi è successo: ho confessato tutto alla Nutrice. Le
ho detto che sarei morta - ed è vero - pur di contrastare questo
amore. Figli miei, io vi auguro di essere innamorati, di essere
follemente innamorati, di provare lo stordimento splendente
dell'amore. Ve lo auguro con tuto il cuore. Amate, sempre,
senza paura, amate con coraggio.Non abbiate timore di amare,
ora che iniziate a conoscere la storia di vostra madre : io ho
amato con colpa. Voi, vi supplico, amate con furore. (…)
Antonella Lattanzi da Le nuove Eroidi
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