(…) Quando finalmente sono diventate le artiste che volevano
essere, ognuna a modo suo ha rivolto alla realtà femminile uno
sguardo diverso e partecipe,capace di raccontare gioie e ferite
come la mano maschile non aveva mai fatto. E ognuna di loro,
con la sua energia e indocilità, ha contribuito a cambiare la
posizione femminile nella gerarchia artistica : da un'eterna
periferia al centro della scena.
Marcel Proust rimproverava al critico Charles de Sainte -Beuve
di dare troppo risalto alla biografia quando parlava di uno
scrittore. La scrittura nasce altrove, sosteneva l'autore della
" Recherche ". E come si può negare che la scrittura o la pittura
e l'arte tutta nascano in quell'altra vita fatta di tutto ciò che nella
quotidianità non trova spazio : amori impossibili, sogni
irrealizzati o irrealizzabili, atti mancati, fantasie, visioni ?
Ma è anche vero che tutti questi meravigliosi scarti è la vita a
produrli. L'arte è un'altra cosa, ma la vita è la fonte. La vita
delle donne - poi - lo è moltissimo, piena di divieti, di obblighi
e desideri difficili, come è ancora, ma soprattutto è stata.
Le donne che nei tempi passati sono riuscite a diventare delle
artiste importanti, hanno dovuto combattere una lotta corpo a
corpo con il proprio tempo, hanno dovuto superare ostacoli,
impossibilità, incomprensioni, condanne.
Per questo sono state maestre di disobbedienza. (…)
Elisabetta Rasy da Le disobbedienti ( Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte )
La culla ( Berthe Morisot )
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