Qualcuno, da un angolo, suonava Paganini…
ELEVAZIONE
(…) Quella sera, nella strada, le foglie degli alberi erano parole. I
vetri delle finestre,i balconi, i marciapiedi erano parole. L'aria
stessa era fatta di parole, e per questo era assordante. Il
frastuono spegneva i pensieri. Mi trovavo nella folla , fermo,
guardavo come gli altri verso un punto. In alto, sul fondo della
strada, comparve il funambolo: sul filo teso fra due palazzi,
aveva appena cominciato l'attraversamento.Venne - improvviso-
il silenzio. La voce di un violino si levò nell'aria. Era lontana e
prossima allo stesso tempo. Pianto, e racconto. Qualcuno, da
un angolo, suonava Paganini, mi sembrava di ravvisare il
Largo del Quartetto 14: un violino solo prendeva nel suo suono,
il suono della viola, del violoncello, della chitarra.
Le foglie tornarono ad essere foglie. Così i vetri delle finestre, i
balconi, i marciapiedi.Un passaggio di luce rivelò per un istante,
sopra il filo, il viso del funambolo, che stava per raggiungere la
metà del cammino. Le foglie degli alberi, i vetri delle finestre, i
balconi, i marciapiedi erano di silenzio. L'aria era di silenzio.
Anche il violino ora taceva.
In alto, il funambolo, continuava il suo cammino. (…)
***
LA DISTANZA
(…) " Vedi", disse fissandomi negli occhi " sto usando la tua lingua
perché tu possa intendermi, ma sento che gran parte di quello
che vorrei dirti resta al di qua della lingua, non è preso nel
senso e nel suono della lingua, e allora è come se ti mostrassi
soltanto la veste di un pensiero,la sua apparenza che - subito,
appena detta - si perde nell'insignificanza ".
" Così ", continuò " è anche quando tu mi parli: sento che quel
che mi giunge è solo la superficie di una verità che resta
nascosta dentro di te o - se vuoi - nell'enigma che tu sei per
me. Per questo non possiamo mai davvero incontrarci".
" Ma gli occhi " azzardai " e tutto il corpo non possono riparare
a questa insufficienza della parola ? "
" Anche gli occhi, anche il corpo sono nell'apparenza ", rispose
muovendosi verso la porta . " Voi dite visibile ", aggiunse, "
dite tangibile, ma anche questo è solo superficie ".
Fuori il giorno declinava. Sapevo che per alcuni della loro
specie l'assenza di luce è fonte di grande turbamento. Per
questo s'era affrettato a lasciare la stanza per volarsene chissà
dove, certamente in un lago di luce . (…)
***
L'ORECCHIO INTERIORE
(…) Lungo gli anni, con molti esercizi, aveva affinato i modi dell'
ascolto.Sapeva distinguere, in esso, quello che doveva trattenere
nella mente,da quel che poteva lasciar cadere nella dimenticanza
Questa abitudine lo faceva apparire distratto, ma non se ne
rammaricava perché, più egli chiudeva all'esterno l'orecchio, e
più dentro di sé prendevano timbro e tonalità le voci e i suoni che
davvero contavano. Attenzione e memoria erano alleate in questa
ricerca. Amante della musica classica, faceva le sue scelte anche
nel corso dei concerti: poteva poi risentire nella scena interiore
con nitida riproduzione non solo un'aria o una romanza,ma anche
variazioni e gradazioni tonali di una toccata, la tessitura di un
tappeto armonico, le risonanze orchestrali di un' esecuzione al
pianoforte solo. L'ascolto interiore in lui era diventato finissimo, e
fuori dal lavoro poteva starsene a lungo raccolto in quel silenzio
ricco di suoni. Ma col tempo sopravvennero sere in cui i suoni
preservati con tanta cura cominciarono ad essere disturbati dall'
inattesa incursione di altri suoni, i quali si mescolavano ai primi
rovinandone ritmo e timbro: all'improvviso prendevano il campo
frasi musicali o voci di un tempo ritenute insignificanti e vuote.
La rivolta del suono escluso fu rapida, implacabile. Nello stesso
periodo egli s'accorse di andare incontro , nella vita quotidiana, a
una sordità sempre più forte. Ma di questo non se ne dolse: non
ricevendo più suon e voci dall'esterno, poteva nel suo silenzio
combattere meglio la battaglia contro il ritorno interiore di quel
che era cancellato e ripudiato. Sarebbe stato più agevole il
compito che s'era proposto:edificare- dentro di sé - l'uomo nuovo,
l'uomo armonioso. (…)
Antonio Prete da Tutto è sempre ora
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