lunedì 10 giugno 2019

LYDIA DAVIS

 
 

                                                                           Lydia  Davis


UN INVENTARIO DELL' ESISTENZA

(…) Lydia Davis scrive tutto ciò che vuole. Con il ritmo interiore
       del pensiero e della distrazione, quello che si dice di una
       persona " con la testa tra le nuvole". 
       Le sue nuvole diventano racconti che volano dritti verso di noi
       e provocano un riconoscimento: ci fa sentire su un piano più
       alto, aereo ma concreto, pieno di accondiscendenza verso il
       basso che fa soffrire, che fa sbandare.
       In America l'hanno definita miniaturist, e la sua opera
       flash fiction, ma tutti aggiungono subito che è impossibile
       definirla. Jonathan Franzen  ( scrittore e saggista , n.d.r. ) ha
       detto : " Lei è Proust, più breve ". Malinconica, ironica,
       raffinata, ha raccontato, spiegato, consolato, divertito e
       straziato l'identità femminile.
       Ha reso lieve il dolore, ha mostrato l'altro volto della gioia, ha
       raccontato la sopportazione altissima, l'ironia che salva, l'
       eleganza, il limite, la maternità quando sei allo stesso tempo
       profondamente assorbita e profondamente annoiata e vorresti
       andare a una festa. E quella specie di distacco che anche in
       una valle di lacrime fa decidere che quel piatto va lavato
       immediatamente, e che lui ha delle scarpe veramente orribili.
       La desolazione metafisica e la saggezza, insieme al senso della
       commedia. Nei racconti di Lydia Davis c'è divertimento e
       profondità, assoluzione e spietatezza, ma sempre con la
      possibilità di un respiro,anche quando la stanchezza assomiglia
      alla disperazione. La donna che telefona trentasette volte all'
      uomo che non le risponde, è così vera, comica e straziante
      insieme perché non ci sono accuse, processi e indignazioni, ma
      la letteratura che ci mostra la vita da dentro.
      Un suo brevissimo racconto si intitola Insonnia:

       Sono tutta dolorante.
       Dev'essere questo gran letto che mi preme contro da sotto.

      Cominci a capire il paradosso : stesa sul letto accanto a lui,
      sei profondamente assorbita a guardare il viso e a tenergli le
      mani, eppure al tempo stesso sei profondamente annoiata e
      vorresti essere altrove a fare altro. Ad esempio ad una festa.
      Lydia Davis ha pubblicato molte raccolte di racconti, ha
      tradotto Proust, Foucault, è stata sposata con Paul Auster e
      insieme hanno un figlio.  Dice:
    "In questi giorni cerco di dirmi che quello che sento non ha tutta
      questa importanza. L'ho letto in tanti libri ormai : quello che
      sento è importante ,ma non è il centro di tutto. Posso anche
      capirlo, ma non ci credo abbastanza da comportarmi di
      conseguenza. Vorrei crederci con più convinzione. Che sollievo
    sarebbe.Non dovrei sempre stare lì a cercare di sentirmi meglio"
    Bisognerebbe leggerli tutti, questi racconti, come un breviario,
    come un inventario dell'esistenza, come una voce di ragazza che
    dice: vorrei pensare di meno e intanto far crescere il volume
    mentale, con grazia, con acutezza.
    A volte sembra origliare se stessa e trovarsi antipatica : " Se io
    non fossi me e mi ascoltassi per caso dal piano di sotto, da
    vicina di casa - mentre parlo con lui -mi direi quanto sono felice
     di non essere lei, di non suonare come suona lei".
     Perché l'accondiscendenza è sempre verso gli altri, mai verso se
     stessa. E' una donna, del resto.
     Ma anche così, anzi soprattutto così, Lydia Davis è necessaria
     per raccontare chi siamo.  (…)



             Annalena  Benini    da     I racconti delle donne



8 commenti:

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