" Solitudine, in essa mi sono nascosta : spazio in cui divento immensa" ( A. S )
(..)Di una generazione precedente a quella di Wislawa Szymborska,
Anna Swirszczynska è poetessa caratterizzata da una tematica e
un linguaggio troppo audaci ed eversivi perché potesse essere
capita e accettata dal suo tempo, in particolare dalla critica,che
perlopiù l'ha ignorata e finanche osteggiata,come la sporadicità
dei suoi libri e la quasi totale assenza di scritti a lei dedicati
dimostrano. Solo la pubblicazione nel 2002 di un'antologia di
sue poesie in lingua inglese curata dal premio Nobel Milosz ha
rappresentato una vera riscoperta e un tardivo risarcimento,
riproponendo con forza questa originalissima figura, la cui
opera ha lasciato inequivocabili tracce in quella della
Szymborska e che appare in grado di parlare ai lettori di oggi
molto più che ai suoi contemporanei.
Poetessa, autrice di drammi e di apprezzati libri per bambini,
questa autrice, definita da Milosz " grande innovatrice della
lingua polacca", lascia un corpo lirico dallo stile espressivo
scarno, ma di forte impatto emozionale. Personalità marcata,di
penetrante psicologia che non teme l'antinomia, ma che anzi ne
fa la ragione di essere,ha descritto nei suoi versi - senza remore
né mezzi termini - l'amore fisico e la conflittualità - in questo
mostrandosi anticipatrice di modernità - dell'esperienza
femminile nel suo rapportarsi con l'uomo. Il suo libro Sono
donna , del 1972, opera della maturità ( da cui sono state
tratte le poesie qui postate ) hanno avuto un successo
prevalentemente scandalistico, che valse all'autrice l' accusa di
esibizionismo; ma è dalla considerazione e dalla compassione
per altre donne umiliate che muove la sua rivendicazione di
un'identità autonoma e di un destino liberamente scelto e
gestito. Itinerario che passa per il sentiero tracciato dall'amore
e dalla maternità, vissuti però in una costante dialettica dei
contrari: affermazione - negazione; accettazione - rifiuto ;
amore - odio, sottesi da una palpabile solitudine.
Nei momenti di più desolata lucidità, questa donna definita
" creatura incantevole, veemente, passionale, orgogliosa,
peccatrice, compassionevole e un po' folle, " si guarda fissa allo
specchio da cui -senza esitare - ha strappato il polveroso
lenzuolo. E si vede nell'imperioso insinuarsi di un sogno ormai
sconfessato dalla realtà ( " Apri le porte del sogno" ) o
sciamanicamente evocato dalle ombre del nulla ( " Inesistente" )
ma con l'orgogliosa coscienza di un'esistenza mossa dalla
passione ( " Sulle mie strade soffia sempre il vento " ) e colma
di amore per la vita. (…)
Giorgio Origlia
È triste che una poetessa, come altri artisti, vengano rivalutati con la giusta considerazione solo molto tempo dopo la loro morte, segno di come sappiamo apprezzare le persone e i fatti della vita sempre dopo, mai mentre ci sono e li stiamo vivendo... Non impariamo mai, chissà perché...
RispondiEliminaCi sono artisti che " anticipano" i tempi, cioè la mentalità corrente e sappiamo come alle persone sia sempre difficile accettare ciò che è diverso.
RispondiEliminaSicuramente è meno faticoso prendere in considerazione il " noto",ovvero ciò che è già conosciuto ed elaborato - oppure è passato per tradizione - che analizzare (per fare nostri) pensieri che possono rivelarsi anche molto lontani dalla nostra mentalità.
Grazie per il commento.