Un'isola - io - curarti saprò…
(…) Dopo molti giorni in cui mi svegliavo di cattivo umore con un
peso nel petto, difficoltà a deglutire, senso di oppressione, una
mattina mi sono svegliato chiedendomi: perché mi sveglio
sempre di cattivo umore? E ancora: perché dovrei svegliarmi
di buon umore? Ma soprattutto: che cosa sono il cattivo e il
buon umore?Dove sta la verità dell'umore?Fingo di più quando
sono di buono o di cattivo umore? E fingo rispetto a cosa ?
Rispetto alla realtà del mio umore o rispetto alla fisionomia
oggettiva della realtà che mi circonda? E quindi, come dovrei
essere, una volta accertata la fisionomia oggettiva della realtà
che mi circonda: di buono o di cattivo umore? E se riesco con
ragionevole obiettività ad accertare la fisionomia della realtà
che mi circonda, ossia se mi riscopro dotato della qualità
psicologica necessaria a giudicarla con ragionevole obiettività,
allora perché il mio umore sembra insensibile a questa realtà,
perché reagisce come se non esistesse,ma anzi come se la realtà
di riferimento fosse un'altra, e come se quell'altra realtà fosse
- diciamo - tendenzialmente più brutta della realtà oggettiva?
Di norma nella genesi del nostro umore sono coinvolte diverse
componenti che si combinano tra loro in modo imperscrutabile.
Per esempio, se me ne sto seduto in giardino, considero questo:
la brezza tiepida che mitiga l'afa d'agosto, quattordici piante
vive, una morta, due in via di avvizzimento; la signora del
palazzo di fronte che sbraita all'indirizzo di un cane che abbaia
ininterrottamente da due mesi; le punture di zanzare che
fioriscono sulle mie gambe e sulle mie braccia; il cielo limpido;
l'erba infestante che cresce in mezzo al ghiaino; il canto delle
cicale. Elementi che nella composizione del mio stato d'animo
possono avere segno + o segno - e che, sommati o sottratti,
stabiliscono il tono del mio umore. (…)
Andrea Pomella da L'uomo che trema
Senza la tua presentazione avrei compreso poco o niente, il linguaggio è un poco contorto come credo la sua mente... Non conoscevo questo brano di Mia Martini
RispondiEliminaPer la verità il brano si riferisce ad un altro " genere" di malattia, che è quella della dipendenza dalla droga, ma mi sembrava che i due " disagi " potessero accostarsi ( almeno attraverso un brano musicale dove è detto "... un'isola -io - curarti saprò…" perché entrambi ( oltre che di specialisti del settore) hanno molto bisogno di comprensione umana e di accoglienza.
RispondiEliminaGrazie per l'intervento.