lunedì 26 novembre 2018
A DIO PER LA PARETE NORD 5
(…) Una breve storia indiana ci ricorda che questo meraviglioso
esordio dell'essere non ha luogo in un lontano passato, ma qui
e ora. bisogna soltanto prenderne consapevolezza.
Un uomo molto anziano che vive a Sravasti, città un tempo
importante e situata sulla riva di un fiume oggi prosciugato, è
convinto di avere perso la testa. Corre in ogni direzione come
un pollo decapitato, urlando : " Dove sei, testa mia? Dove sei,
testa mia? ". Ma non la trova. Poi un giorno - nel frattempo è
invecchiato ancora e il suo volto è diventato duro come la
pelle del coccodrillo - capisce a un tratto, non si sa in quale
circostanza, ma con un immenso sollievo, che la sua testa è lì,
proprio lì, sulle sue spalle, e che non si era mai spostata.
Cercava qualcosa che in realtà non aveva mai perso, un po'
come chi è distratto cerca gli occhiali che ha sul naso.
Quell'uomo era soltanto assente, come la vera vita: non era lì
Dov'era? Altrove, fuori, da qualche parte, chissà dove.
Per quale sortilegio cerchiamo ciò che non abbiamo perso?
Benché questa storia sia di origine buddhista, possiamo
considerarla una piccola introduzione al Vedanta. Il suo
principale esponente - Sankara - ci insegna che no, non
abbiamo perso la testa, mai, non abbiamo perso niente; no,
non siamo persi nel mondo; no, siamo fondamentalmente ciò
che siamo sempre stati : Dio. (…)
Hervé Clerc da A Dio per la parete nord
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Un passaggio molto interessante, l'immagine del pollo è troppo forte per me
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