sabato 13 maggio 2017
LE MANI DELLA MADRE ( L'attesa ) 2
(...) Accade anche nell'amore quando attendiamo, quando
continuiamo ad attendere chi ci manca, chi amiamo, pur
conoscendo bene il suo corpo e il suo nome. Nell'amore
- sempre - chi amiamo preserva una quota - impossibile da
raggiungere - di alterità che coincide con la sua libertà più
propria. Nell'amore, come nella maternità, facciamo esperienza
di un'immanenza e di una trascendenza unite insieme. Per
questo l'attesa costituisce il nerbo essenziale del discorso
amoroso. " L'attesa è un incantesimo : io ho avuto l'ordine di
non muovermi", ha scritto Roland Barthes. " La fatale identità
dell'innamorato non è altro che : " io sono quello che aspetta".
Ma nella gravidanza l'atteso, chi è atteso, chi deve venire a noi,
chi viene al mondo, non è ancora davvero di questo mondo. Il
suo corpo - il corpo del figlio - pur essendo contenuto nel corpo
della madre, nella gravidanza è ancora fuori dal mondo.
E' un paradosso della maternità: nell'attesa della gravidanza, il
figlio può essere nel mondo solo attraverso la madre, ma non è
ancora nel mondo come soggetto. La madre attende chi già
porta con sé, senza averlo mai visto prima.
L' attesa della madre è un'attesa senza precedenti che nemmeno
le macchine della scienza possono ridurre: l'incontro con un
figlio. E' l'incontro con un assoluto che non è comparabile, che
non può essere confuso con nessun altro; esistenza irripetibile
che non trova alcuna analogia di se stessa nel mondo,
trascendenza, vita nuova, vita che viene al mondo come
insostituibile, inimitabile, combinazione singolare di necessità
e libertà, irriproducibile, sempre e radicalmente vita di un
" figlio unico". (...)
Massimo Recalcati da Le mani della madre
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