Sono questi silenzi opachi a scavarmi l'anima...
Ma, vedi, sono soprattutto questi silenzi
opachi - che pure conosco - a scavarmi l'anima;
e nel calco di questi solchi mi sembri - non so -
come parole capite male.
Ancora stoppie nei miei campi ondeggiano
ai venti che accarezzano i fianchi di colline asciutte.
Ma questo tempo irrisolto ormai
ossiderà le cartilagini stanche delle mie parole
sino all'immobilità totale.
Chissà se saranno premonizioni o buchi neri
quelli nei quali imploderemo; per ora vai avanti tu:
io intanto interrogo l'oracolo, ché questo solo
mi resta. O mi trattengo sulla soglia
dell'ombra a decifrare un grido.
frida
Chissà perché abbiamo bisogno di riempire i silenzi. E' una strada segnata dalla nostra cultura. Altre culture non hanno questa ossessione, anzi ricercano il silenzio come un momento di estasi. L'associazione silenzio=nulla per noi è insopportabile. Su questa ricerca si è addentrato il "nostro" Turoldo col suo modo "combattente" di affrontare il silenzio per eccellenza che è quello di Dio.
RispondiEliminaMolto pertinente il tuo commento, sia per quanto riguarda la differenza
RispondiEliminadell'esperienza del silenzio nelle varie culture, sia nell'accezione usata da padre Turoldo ( che mi piace molto e che condivido ).
Se proprio devo aggiungere un particolare, direi che ci " sono silenzi e silenzi" , cioè alcuni sono segno di meditazione e uniscono due persone; altre volte il silenzio viene sentito come vuoto, assenza e rappresenta un macigno, una montagna contro cui la nostra psiche va a sbattere.
Direi allora che dovremmo adoperarci per un'educazione al silenzio.