giovedì 29 dicembre 2016
REQUIEM PER UN'AMICA 2
Ché la capivi, tu, la pienezza dei frutti.
Li posavi su piatti innanzi a te
e controbilanciavi con colori il loro peso.
E come frutti vedevi anche le donne
e così vedevi i bimbi, dall'interno
spinti nelle forme del loro esistere.
E vedevi te stessa, infine, come un frutto,
ti cavavi fuori dai tuoi vestiti, ti portavi
allo specchio, ti lasciavi andare dentro fino al tuo
sguardo escluso; e questo rimaneva grande innanzi
e non diceva no: " son io" " ma questo è ".
Così, privo di curiosità, era infine il tuo sguardo
e così senza possesso, di così vera povertà,
che non desiderava più nemmeno te : santo.
Così voglio serbarti : come t'introducevi
nello specchio, profondamente dentro
e via da tutto. Perché vieni diversa?
Perché ti smentisci? Perché vuoi darmi
ad intendere che in quelle perle d'ambra
attorno al collo tuo restava un po' della gravezza
di quel peso che non è mai nell'aldilà
d'immagini pacificate; perché mi mostri
nel tuo contegno un cattivo presagio;
cosa ti muove a esporre i contorni
del tuo corpo come le linee di una mano
così che io non possa più vederli senza fato?
Vieni qui al lume della candela . Non ho paura
di contemplare i morti. Se vengono,
hanno diritto a soffermarsi
nei nostri occhi quanto le altre cose.
Vieni qui: staremo un poco in quiete.
Osserva questa rosa sul mio scrittoio:
la luce attorno a lei non è precisamente timida
come sopra te ? Nemmeno lei potrebbe essere qui.
Nel giardino là fuori, non mischiata con me
avrebbe dovuto rimanere o svanire -
be', resiste così : cosa conta per lei la mia coscienza?
Rainer Maria Rilke
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