venerdì 10 maggio 2019
MASCHI E UOMINI : UNA SPECIE INTERIORE? 4
SEMPRE SUL CHI VIVE
(…) La libertà - per loro - è riuscire a farla franca in ogni
circostanza. Spietata è la storia tra i maschi, non solo verso le
donne.Le loro complicità e alleanze li eccitano e inorgogliscono.
Non sono però adoratori soltanto di se stessi: sanno di non poter
sempre vincere isolati dagli altri maschi. Prediligono per questo
quello che chiamano " il fare squadra", le scorribande in équipe
e la compagnia conviviale. Con i loro simili. Ma le alleanze tra i
maschi, in amicizia, cameratismo, fratellanza, rinverdite fino al
limite della decenza e degli anni già canuti, hanno sempre un
secondo fine. Tra i maschi, una stretta di mano, l'abbraccio
ostentato, il sorriso smagliante, quante volte erano già un
inganno? Un colpo basso. Il proverbiale essere sempre sul chi
vive è una loro prerogativa di cui non si stancano. Una
predestinazione, per nulla logorante. A snervarli sono il silenzio,
la solitudine, la quiete. L'ipocrisia, la menzogna, la doppiezza
sono parte costitutiva nei passatempi nei quali sono più abili.
In guerra, nel mercanteggiare o in negozi d'amore.
Quando sono costretti a ritirarsi dalla pugna e dagli agoni d'
azzardo, i maschi vogliono sempre la rivincita. Non si chiedono
mai dove hanno sbagliato, mentre fuggono senza vergogna.
Quanta solidarietà conclamata si scioglie in un istante? Non
sanno che cosa sia l'amor proprio, lo spirito di corpo, la
fedeltà a una causa o ad un compagno. Poi, se tornano ad
avanzare, accade che si scavino trincee, si rintanino e mimetizzino.
Quel loro moto perpetuo- tarantolato - non connesso alle necessità
crudeli della sopravvivenza, ma invocato sovente per giustificare
le loro malefatte, li ha resi celebri. Giurano, per lo più, di aver
appreso tali raggiri dalle donne, di esserne i martiri innocenti.
Arrivano a dimostrare che Dalila, Giuditta, Salomé sono state loro
maestre di vita e di prudenza. Hanno sempre pensato che Abele
fosse infermo di mente, intento a poetare parlando a pecore e che
Caino, il contadino fondatore di città, non avesse tutti i torti a
sopprimerlo.
Da che mondo è mondo, queste - e innumerevoli altre - sono le
propensioni maschili. Adoratrici della propria vita dedita all'
apparire. Avide di cose esteriori e ben visibili, adatte ad essere
sentite con mano.
Mentre l'interiorità è trasparente come il cristallo, delicata e
inafferrabile. (…)
Duccio Demetrio da L'interiorità maschile ( Le solitudini degli uomini )
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