venerdì 27 settembre 2019

CON IN BOCCA IL SAPORE DEL MONDO 2



(…)Anche per la mia nascita avrei voluto un'occasione di leggenda
      Mi sarebbe piaciuto venire alla luce in mare, su un brigantino
      con il nome di una donna, Irene . E in certe ore sognanti che
      la letteratura concede, mi convinsi che le cose fossero andate
      proprio così. Fu in una casa - invece - che presi vita, in corso
      Manthoné. Pescara era allora un borgo di campagna di
      cinquemila anime morte. Io fui il primo maschio della famiglia,
      dopo due sorelle,e per questo fui molto amato e godetti subito
      di privilegi. Della mia infanzia ricordo soprattutto la Maiella, i
      suoi fianchi profondi, i nevai. E' a quel paesaggio che non ho
      mai smesso di somigliare: un impasto di promontori e di golfi,
     un trabocco pieno di reti protese in mare. Ma a unici anni mio
     padre mi spedì a Prato,in un collegio, perché mi " intoscanissi".
     E' lì che feci il mio voto all'eleganza: non mi sarebbero mai
     mancati sciarpe, guanti e abiti di buona fattura, né un
    inesauribile  valzer di parole in bocca. Posso dire con orgoglio
    di aver fatto ballare tutte le parole che esistono sulle mie labbra,
    senza peso né stanchezza e di averle liberate dalle colonie penali
    dei vocabolari, di avergli ridato vita. Mi sono anche divertito a
    inventarne o ad accoppiarle in modo insolito:la vittoria mutilata,
    il milite ignoto, i vigili del fuoco… L'italiano è come il costume
    di Arlecchino: una veste di infiniti colori e sfumature, una
    girandola di suoni che non si dovrebbe mai barattare per
    qualche giacca usata.
    No, il fiato non l'ho risparmiato.Mi ammalai per la nostra lingua
    di un amore assoluto e inguaribile. Ma se devo dire un nome su
    chi mi contagiò questa febbre, dico Giosuè Carducci. Gli scrissi
    una lettera senza compromessi: avrei consacrato la mia vita alla
    poesia, e questa è l'unica promessa a cui mi sia mantenuto
    fedele. Non avevo ancora sedici anni.
    Pubblicai il mio primo libro e  tutti mi presero sul serio. Sul
    Fanfulla  uscì una recensione a quattro colonne dal titolo
    premonitore : " A proposito di un nuovo poeta ".
    I conti con quel mago di Carducci, e poi con il Pascoli, li avrei
    fatti più tardi, quando, per trovare la mia voce, avrei dovuto
    recidere con loro ogni parentela.  (…)


             Fabio  Stassi    da   Con in bocca il sapore del mondo

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