" Ci sono pietre come anime " Rabbi Nachman
Il testo, preceduto da una citazione di Rabbi Nachman, prelude ai versi che verranno, dirigendo l'attenzione sull'insospettata capacità degli oggetti inanimati di custodire spiriti e storie. Quando ci si appresta a dare forma a una dimora che stata scelta per divenire nel tempo scrigno di vite e di memorie, accade che si abbia in cuore una speciale tasca ricolma degli affetti più cari. Talvolta questi appartengono ai regni insondabili dell'altrove e se ne porta l'insondabile marchio: lo si sente pulsare come un unico, infinito sangue che trascende cielo e terra e si infonde per - vie misteriose - negli incavi degli occhi, nelle nebbie fitte dei mattini. E si va per il mondo scordandosene, prendendo talvolta le distanze per sfuggirgli come a un giogo o a una maledizione. Ma ciò che pregna l'essenza intima che impastò ciò che siamo, permane nei sotterranei solchi dell' essere, ristà nelle pietre delle case che si abitano: la stufa, il letto, il desco, diuturni compagni dell' esistenza, ogni cosa che in noi vive per l'arcana vita che le si infonde , giorno per giorno.
Quando costruisci di nuovo le tue
pareti -
la stufa, posto per dormire,
tavolo e sedia -
non appendere le tue lacrime per
loro, quelli che se ne sono andati.
Che non abiteranno più con te.
Alla pietra.
Non appenderle al legno -
altrimenti il pianto entrerà nel
tuo sonno,
il sonno breve, che ancora ti
tocca.
Non sospirare quando sistemi il
lenzuolo
o i tuoi sogni si mescoleranno
al sudore dei morti.
Ah, le pareti e gli oggetti sono
sensibili come arpe e vento
e come un campo in cui cresce il
dolore,
e sentiranno in te familiarità con la
polvere.
Costruisci, quando scorre la
clessidra,
ma non piangere via i minuti
insieme alla polvere
che copre la luce.
Nelly Sachs da Negli appartamenti della morte - Trad. di Anna Ruchat
Oggetti, musica, poesie, l'arte in genere esprimono capacità evocative che attivano percorsi nella nostra mente, richiamando immagini, suoni e financo odori ...
RispondiEliminaMagia dell'arte...
Spetta solo a noi investire questi oggetti di echi felici oppure tristi e, in qualche misura, ciò ci qualifica come persone.
Voglio solo ricordi felici o, almeno, sereni.
Non farfalle di lacrime si poseranno sugli oggetti, ma veli di sorrisi!
Il percorso del tuo commento è esaustivo e condivisibile ed è anche l' esortazione della
RispondiEliminapoeta, anche se non è sempre facile con la volontà cancellare le ferite che sono state inferte alla nostra anima. Purché esse non diventino prevalenti, rendendoci schiavi di un passato di dolore. ( Tuttavia per capire totalmente e in modo inequivocabile questa lirica e le altre che si trovano in questo testo - pubblicato nel 2024 - bisogna considerare che la Sachs, essendo ebrea, fu costretta, per evitare la deportazione, a emigrare in Svezia dove visse molto miseramente facendo la lavandaia. Dopo la fine della guerra, descrisse le atrocità compiute dal regime nazista in modo " così tragico, accusatorio e illuminante " che il suo biografo disse di lei : " La prima scrittrice che ha fatto dei camini di Auschwitz il tema dei suoi versi " . )
Ci sono esseri umani che hanno visto e vissuto cose inenarrabili e abbandonare rabbia e dolore sembra impresa titanica, oltre l'umano.
RispondiEliminaLa rabbia - attraverso un faticosissimo processo di perdono - può essere stemperata ( da alcune anime elette ). Più difficile è rimarginare le ferite provocate dal dolore, che spesso lasciano nella persona un'impronta devastante ( vedi il caso di Primo Levi, suicidatosi in tarda età ).
RispondiEliminaConcordo con Marco, anche se faccio fatica.. a stemperare ricordi o rabbia. Non parlo di ferite devastanti, ma ordinaria vita umana, costellata di errori, pazzie, prese di posizione, cattiverie anche. "Velo di sorrisi" in ogni mia nuova casa, ma brusii di dolore, polvere e rimpanto troveranno sempre ove accomodarsi..
RispondiEliminaCi vuole molta cura su se stessi per stemperare ( non cancellare ! ) rabbie e dolori sia coscienti che risaliti alla luce dopo essere stazionati nel subconscio buio. Ma ce la si può fare .
RispondiEliminaMe lo dico sempre quando mi colgo in fallo. Studio per crescere, ma mi scopro debole, fragilissimo, sciocco. E dato che il tempo passa e non guarisco - nonostante le correzioni, il buon intento - inizio a ritenerlo errore fisiologico, tendenza incontrollabile, vizio fatale.
EliminaCon un' altra definizione potremmo dirci " vasi di coccio", " creature finite " in cerca di eternità.
RispondiEliminaE, che lo si riconosca o meno , appartiene a tutti. Sii magnanimo con te stesso, àccettati e vivi sereno.