Era stato così libero l'inizio...
Era stato così libero l'inizio
poi è arrivata la paura.
Ha trovato un nido in questo cranio
coperto da capelli e cuoio fresco.
Ho dato la colpa a un giorno preciso
come un incidente che ti sfianca
invece era quello che sono sempre stata
nelle catacombe delle viscere.
Il rifiuto, la perdita, il giudizio.
***
Quando da piccola cadevo
mi dicevano che senza aiuto
non ce l'avrei fatta. Sta in quella
negata volontà muscolare
il mio esistere inclinato
la crescita dei germogli in obliqua direzione
la linea della luce quasi orizzontale
sui sassi attorno ai vasi.
***
Hai ragione quando dici che passo
il fuoco nelle mani, che rischio
di bruciare quel che trovo
ma cosa posso farci
se io prendo fuoco intera
se almeno nel dolore riesco ad essere
una qualche forma di luce.
***
Questo confine non chiede e sta
come argini scavalcati dalla nebbia, fossi
che sono tutti vuoti, neanche più le rane
si trovano. E tu che fuori stagione
mi pesti come si pesta il mosto
io faccio il rumore dell'uva schiacciata
che sordo si spezza sulla trave.
Il seme ne esce sconvolto
ma è ancora sferico, mantiene la forma.
***
Sto così senza di te, capovolta
nello spazio concesso
alla luce. Persino i ciclamini
chiedono perdono
per essere appassiti presto
sprecando tanta acqua
lasciando solo
un forte odore.
Cléry Celeste da Salvare il necessario
Molto particolari, ci trovo tante cose, ma non ci trovo rassegnazione ed è bello non trovarla.
RispondiEliminaSonny Boy ci sta perfetto.
Brava
" Se almeno nel dolore riesco ad essere una qualche forma di luce..." Ad avvalorare le tue affermazioni. La giovane poeta lavora in ambiente ospedaliero e non se se questo può aver ( e quanto ) influito sulla sua formazione. Per saperne di più ( se credi ) puoi leggere qui " La traccia delle vene " , testo che l'ha fatta conoscere qualche anno fa a Pordenonelegge.
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