Quando fiorirà quel fiocco di neve…
IN GIARDINO
Tra il rosmarino e la menta tu dove
adesso manchi, nitido tornava
quel giorno al mare di tanti anni fa
quando la luce era cornice del volto.
Tra la rosa canina e la lavanda
un cielo viola si apriva in frantumi.
" Forse " promettevi e nel tuo viso
imprimevo il cielo.
***
FORSE UN RAMO DI ROSA
Io non so cosa poi stamattina,
il cuore tuo o forse il cervello
a bucare in quel punto
l'esistenza imbrogliata
il silenzio dei ragni,
a strappare in quel punto
ad aprire eternità tra le dita,
come quei santi,
le città sul palmo di pianto e rughe.
Io poi non so ancora cosa ma
alle schegge del cielo
io mi aggrappo,
dove tu con il cuore
hai lì strappato,
ed è sangue che pompa.
Io poi non so ancora cosa ma
il tuo vaticinio
seguo senza ala
tra i cespugli di marzo
e l'alzarsi da inverni,
ma non è
non è per me ma
per gli steli e le gemme.
Allora tu mi avvisi
che adesso tra edera e bosco i veleni
incoronano il giorno
ed è il sonno.
Che tra sentieri di ghiaia e di pietra
scricchiola il passo e
non è del sogno.
Io non so io ancora cosa ma
forse un ramo di rosa.
***
QUANDO ACCADRA'
Quando accadrà dunque di seccare
queste piaghe alla luce del sole.
Quando fiorirà quel fiocco di neve
in un fiore e andare più non sarà
il vento violento che brucia e riarde
le labbra sfinite di madre
senza i suoi figli.
***
INVERNO
E forse questo è inverno,
il giardino straniero
annaffiato di pianto e sangue.
O forse terra di destini
tra le macerie del secolo
o le mandorle e il tempo
che ora sguscia
ancora fuori
e lo sforzo di rifare e tornare
del ramo di susino.
Tu mi dici che la corona
è rosa, è il tempo che riarde
nella catasta di legnetti.
E io ti credo, ancora
e aspetto il tempo
che torni dentro il guscio.
Di nuovo io ti credo,
anche se poi esco e vado
a cercare se il cielo
è integro fra i rami del susino.
E tu mi dici e io ti credo
che la pianta diventa fiore.
Allora io conservo quel fossile
l'ammonite muta,
la voce fedele ed esile,
di un mare come in tasca.
E io ti prego e vado fuori,
nel giardino straniero,
e per la rosa
quest'inverno
e pianto pietre
che si faranno fiori.
E forse sarà ancora l'inverno
il battito sepolto
che odora eterno
sotto
di noi
ingenui tra mura di gelo.
***
VENEZIA
Tra queste pietre che affondano in acqua,
cianofite e patine algali,
in un buio di madre e strade
camminiamo tra budella di pietra
arcane come il cuore umano.
E' questo il sogno tu mi dici
e la pietra che vedi
che dall'acqua ora emerge
sfinita.
E quel che senti non sai
se da verdi escrescenze
marine
o da labbra d'oro e d'oblio
proviene.
O forse è acqua lo specchio in te,
dilaga e inonda,
occulta cupa l'onda immemore
del tuo niente.
Viviana Fiorentino da In giardino
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