LA VOLPE E I TACCHINI
Per sfuggire agli assalti reiterati
di una volpe vorace, un gruppo di tacchini
aveva eletto a propria roccaforte
una quercia frondosa,
dove stavano tutti appollaiati.
La volpe, fatto il giro dei bastioni,
e visto che i tacchini
stavano perennemente di vedetta
disse rabbiosa:" Razza maledetta,
vedremo chi di noi la spunterà!"
Viene la sera, e c'è la luna piena,
più amica della tacchinesca razza
che della vecchia volpe malandrina.
Ma questa, che è un'esperta di manfrine,
dà fondo a tutto quanto un repertorio
di trucchi e pantomime:
simula una scalata, zampetta come pazza,
si finge morta, poi è risuscitata,
drizza la coda, facendola brillare
ai raggi della luna; poi volteggia,
rotea, saltella, danza, gigioneggia
e da attrice provetta e consumata
cattura l'attenzione dei pennuti.
Questi la guardano con gli occhi spalancati,
incapaci di agire, affascinati,
col becco aperto… Insomma, ipnotizzati.
In capo a un'ora,
uno stramazza e cade giù sul prato,
e subito la volpe lo cattura.
Lo segue un altro, e poi un altro ancora.
Così, alla fine della sceneggiata,
la razza tacchinesca è decimata
e il pranzo della volpe è assicurato.
L'eccessiva paura
è spesso una cattiva consigliera
perché distoglie da ogni altra cura.
Jean De La Fontaine & Marc Chagall in Favole a colori
È verissimo...
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