" Siamo tutti prigionieri del tempo, ostaggi dell'eternità" ( B. Pasternak )
Agosto, Dicembre 1931
(…) Amica mia cara,
perdona la mia ultima, breve lettera. Perdona la mia colpa,
perdona l'amarezza che ogni giorno ti porta il pensiero di me,
perdona il mio delitto.
Perdona, trova cioè la forza di riconoscerli in quanto fatti, per
vivere e liberarti a poco a poco del loro potere. Trova questa
forza, così come la trovavo io per placare e smussare i nostri
antichi screzi, così come la trovo oggi per vivere, perché non
ho mai vissuto in un modo così strano come in questi ultimi
tempi: tutto quanto mi cade dal cielo, facilitando ogni mio
movimento. Dovrei benedire la vita come mai prima, eppure
non sto facendo nulla e non sono capace di intraprendere
niente perché - inutile dire - non potrò mai vincere la tristezza
che in me suscitano le tue insormontabili sofferenze.
Per amor di Dio, non lo prendere come un rimprovero: tutto
quanto mi succede, si compie contro la mia volontà - da sé -
non però a causa tua. Sto in pena, perché in pena stai tu, e tu
sei parte della mia vita.
Oggi, quando mi sono alzato,mi aspettava la tua grande lettera.
L' ho letta prima di accendere la stufa, mezzo vestito. Fa un
freddo da lupi adesso e noi siamo senza legna. I buoni a nostra
disposizione sono ancora più difficili da realizzare che non l'
inverno scorso. Teniamo acceso con scaglie di legname prese
nei cantieri, ma in casa si gela. E' passata Irina: si sono già
trasferiti, non vivono più qui. Le ho dato da leggere la tua
lettera e mi sono messo ad accendere la stufa. Quando ho
finito, l'ho trovata in lacrime.Come me,è stata colpita da quello
che nella tua lettera è così grande e forte: l'altezza della tua
ragione morale, la tua verità. Stavamo leggendo e parlando in
silenzio totale. Zina dormiva.Stamani si era alzata molto presto
e aveva portato i suoi bambini per la prima volta all'asilo e
dopo - rientrata - si è rimessa a letto per recuperare il sonno
perduto.
Non piangere e non affliggerti, Zenjura mia. Parliamo con
calma. In primo luogo il carattere enigmatico di quanto è
successo non deve spaventarti. Come ipotesi ne avevamo
discusso più di una volta e a parole ci stavamo abituando da
tempo a quello che è accaduto in realtà. Non devi considerarlo
come una punizione. E soprattutto - te l'ho già scritto - non ti
separare da me nel tuo tormento: siamo stati colpiti tutti e due.
(…)
Boris Pasternak da Il soffio della vita ( Corrispondenza con Evugenija 1921- 1931 )
Un uomo profondo e sensibile che esprime con chiarezza cosa porta nel cuore, delicata e gentile la musica
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