giovedì 26 luglio 2018
AMORE E VIOLENZA 2
(…) Anziché limitarsi a deprecare la violenza, invocando pene più
severe per gli aggressori e più tutela per le vittime, forse
sarebbe più sensato gettare uno sguardo là dove non vorremmo
vederla comparire,in quelle zone della vita personale che
hanno a che fare con gli affetti più intimi, con tutto ciò che ci è
più familiare, ma non per questo più conosciuto.Gli omicidi, gli
stupri,i maltrattamenti fisici e psicologici che hanno come
oggetto le donne, sono oggi ampiamente documentati da
allarmanti rapporti internazionali, riferiti dalle cronache dei
quotidiani,gridati in prima pagina quando sono particolarment
crudeli o spettacolari.A uccidere, violentare, sottomettere, sono
prevalentemente mariti, figli,padri, amanti incapaci di tollerare
pareti domestiche troppo o troppo poco protettive, abbracci
assillanti o abbandoni che lasciano scoperte fragilità maschili
insospettate. Nessuno sembra trovare inquietante che il corpo
su cui l'uomo si accanisce sia quello che gli ha dato la vita, le
prime cure, le prime sollecitazioni sessuali,un corpo che l'uomo
ritrova nella vita amorosa adulta e con cui sogna di rivivere
l'originaria appartenenza intima ad un altro essere.Ma è anche
il corpo che lo ha tenuto in sua balia nel momento della sua
maggiore dipendenza e inermità, che poteva dargli la vita o la
morte, accudimento o abbandono. Confinando la donna nel
ruolo di madre,facendola custode della casa,dell'infanzia, della
sessualità, l'uomo ha costretto anche se stesso a restare eterno
bambino,a portare una maschera di virilità sempre minacciata.
La fuga dal femminile, da cui si può pensare abbia tratto la
sua spinta più profonda la comunità storica degli uomini, è
anche la fuga dai bisogni infantili,che restano così fermi in una
immobilità senza tempo. (…)
Lea Melandri da Amore e violenza ( Il fattore molesto della civiltà )
un'analisi corretta e approfondita, tuttavia sono per promuovere pene più rigide, restrittive, senza condoni, associate a programmi di recupero, ma è intollerabile che le vittime non vengano tutelate, non venga loro fatta giustizia, ma anzi vengano due volte fatte oggetto di violenza da pene irrisorie decise da giudici discutibili, il messaggio che passa dai fatti di cronaca nera e dalle violenze fisiche e psicologiche è che denunciare non vale la pena perché tanto vengono rimessi in libertà e le vittime devono ulteriormente soffrire nel rivivere pubblicamente la violenza o le famiglie delle persone cui è tolta la vita, sopportare di vedere i carnefici a piede libero ed è inaccettabile, perché tutti devono rivolgersi alle forze dell'ordine ed ai giudici con la certezza di essere prese sul serio e che verranno date risposte adeguate al crimine commesso, che verranno tutelate e possano sentirsi al sicuro, anche se quel dolore non può essere cancellato...
RispondiEliminaCerto che il nostro ordinamento giudiziario andrebbe ( e va ) rivisto, soprattutto per quanto riguarda - prima di tutto - la certezza della pena per chi commette crimini contro la persona.
RispondiEliminaTuttavia, lo scopo deterrente non basta : occorre lavorare (come è per quasi tutto ) sull'educazione dell'individuo, affinché si promuova il rispetto - inderogabile - per la persona.
Per le più indifese in particolare.