Tomba di Forugh
Gli intellettuali del suo Paese - soprattutto giovani - ogni anno in occasione della morte della poeta, si riuniscono attorno al suo sepolcro, accendendo candele e leggendo sue poesie, di fronte ai versi dell' epigrafe, che recitano : " Io parlo dall' estremità della notte /. Dall' estremità della tenebra / dall' estremità della notte io parlo /. Se verrai a casa mia, oh caro / portami una luce / e una piccola finestra / per guardare la stradina affollata e felice // ".
Forugh Farrokhzad ( la voce ribelle della poesia persiana ) nasce a Teheran nel 1935 e pubblica a vent' anni la sua prima raccolta di poesie ( Prigioniera ). Dopo una vita matrimoniale durata appena tre anni, è costretta a una difficile scelta tra la famiglia e la Poesia. Forugh sceglie la Poesia e perde per sempre il diritto di vedere il figlio. Dopo la pubblicazione del secondo volume" Il muro " e terzo " Ribellione ", in seguito al suo incontro con il regista Golestàn, inizia la sua attività cinematografica. Nel 1963 pubblica la sua più importante opera poetica " Un' altra nascita " , mentre il 13 Febbraio 1967 - a trentadue anni - perde la vita in seguito ad un incidente automobilistico.
UNA FINESTRA
Una finestra per vedere
una finestra per sentire
una finestra che come la bocca di un pozzo
giunga in fondo al cuore della terra.
E si apra lungo questa continua grazia azzurra,
una finestra che nel favore notturno del profumo di nobili stelle
trabocchi di piccole mani della solitudine,
e da lì potremo invitare il sole
all' esilio dei gerani.
Mi basta una finestra.
Vengo dal paese delle bambole
sotto l' ombra degli alberi di carta
nel giardino di un libro illustrato
dalle stagioni secche dell' esperienza dell' amicizia e dell' amore
dai sentieri polverosi dell' innocenza
dagli anni fiorenti nelle pallide lettere dell' alfabeto
da dietro i banchi di una scuola malsana
quando i bambini ormai sapevano
scrivere sulla lavagna la parola pietra
e stormi confusi di uccelli volavano da vecchi alberi.
Vengo dal cuore fra le radici di piante carnivore
e la mia testa ancora
trema all' urlo terribile di una farfalla
crocifissa sull' album con uno spillo.
Quando la mia fede era impiccata alle fragili corde della giustizia
e in tutta la città facevano a pezzi il cuore dei miei occhi,
quando soffocarono con il fazzoletto nero della legge
gli occhi infantili del mio amare,
e dalle tempie pulsanti della mia speranza
sgorgavano fiotti di sangue,
quando la mia vita ormai non era più nulla,
nulla se non il tic - tac di un orologio,
capii che dovevo amare
amare, amare follemente.
Mi basta una finestra,
una finestra nell' ora dell' intesa, dello sguardo., del silenzio.
Adesso l' albero di noci è talmente cresciuto
che spiega alle sue giovani foglie
la presenza del muro.
Chiedi allo specchio
il nome che ti salverà,
la terra che freme sotto i tuoi passi
non è più sola di te ?
I profeti del nostro tempo
hanno forse portato le scritture della rovina ?
Queste esplosioni continue,
le nuvole sporche
sono forse l' annuncio di un canto sacro ?
Tu, amico, tu, fratello, tu che hai il mio stesso sangue
quando arriverai sulla luna
scrivi la storia della strage dei fiori.
Sempre i sogni
s' infrangono dall' alto e muoiono,
io annuso il quadrifoglio
che spunta sulla tomba di antichi sensi.
La donna che divenne polvere nel sudario dell' attesa e del pudore
era forse la mia giovinezza ?
Salirò di nuovo - io - per la scala della curiosità
per salutare il buon Dio che cammina sul tetto di casa ?
Sento che il tempo è trascorso
sento che è un istante la mia parte
tra le pagine di storia
sento che il tavolo è il pretesto di una pausa
tra i miei capelli e le mani di questo triste sconosciuto.
Parla, parla con me
esiste forse qualcuno che conceda a te il suo corpo caldo ?
E da te non desideri altro che sentire la terra che scorre ?
Parla, parla con me,
salva
al riparo della mia finestra :
sono amica del sole.
Forugh Farrokhzad da E' solo la voce che resta