Battaglia persa nei campi, in cielo splende la vittoria...
LA PREGHIERA DI VAN GOGH
Battaglia persa nei campi
ma in cielo splende la vittoria.
Uccelli, sole, ancora uccelli.
Di notte, cosa resta di me ?
Di notte, una fila di lanterne
il muro di argilla bianca, brilla,
e nel giardino - dopo gli alberi -
come candele in fila, i vetri;
ho abitato lì, una volta, per poco -
non posso più vivere dove vivevo allora :
allora , mi copriva un tetto. Allora
mio Signore, eri tu a coprirmi.
***
SCRITTO SUL MURO DI UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Dove sei crollato, resti.
In tutto l' universo, questo
posto è l' unico posto
che è davvero tuo.
I campi corrono ovunque.
Casa, mulino, pioppo - ogni
cosa lotta, ed è qui, con te,
come se fosse mutilata dal nulla.
Ma sei tu che non ti arrendi.
Ti abbiamo saccheggiato ? Ora sei ricco.
Ti abbiamo accecato ? Ci fissi ancora.
Futile testimone senza più verbo.
***
QUANDO ARRIVERAI
Sono solo. Arriverai
e sarò il solo ancora vivo.
Piume in un nido vuoto.
Stelle che hanno divorato
il cielo.
L' orfanatrofio resiste :
come in una discarica invernale
rovisto fra i suoi rifiuti
per trovare frammenti
della mia vera vita.
Sarà una pace impareggiabile.
Inaudita perfino per il mio cuore.
Intorno a me, le estatiche
muraglie del silenzio.
Nuda eternità.
Ed è tua. E' impotente ed è tua.
Un regale candore
creato per te, fin dal primo giorno.
Il tempo siede, non ha
più parole, come un manichino
di corde. Il desiderio
ha perso le braccia, non è
che un tronco che ansima.
Quando sarai qui, avrò perso
tutto - Nessuna casa - neanche
un letto. Potremo abitare
indisturbati nella pura estasi.
Non fare razzia di me - ti chiedo
soltanto questo : non abbandonarmi.
Se sei debole, morirò.
E' terribile svegliarsi
tra i cuscini quando non c'è
altro che il rumore della strada.
***
AMORE, DESERTO
Un ponte, poi una strada di cemento, calda -
il giorno svuota le tasche
e mostra a tutti i suoi rari averi.
Sei solo nel catatonico crepuscolo.
Panorama pari al greto di un letto:
cicatrici che brillano, brilla l' oscurità.
La sera si fa bosco. La luce del cieco
sole mi intorpidisce. Non lascerò l' estate.
Estate. Caldo bulimico.
I galli immobili come cherubini
nell' aia dei recinti rovinati.
Le loro ali non tremano.
Sete. Chiedo acqua.
Ancora oggi sento quel febbrile
muovere la bocca : impotente
come una pietra metto a tacere
i miraggi. Gli anni
passano. Ancora anni. La speranza
è una tazza di latta rovesciata sulla paglia.
***
PRIMA DI
Del futuro non so molto
ma il giudizio universale lo vedo innanzi a me.
Quel giorno, quell' ora, sarà la glorificazione
della nostra nudità.
Nella moltitudine nessun reciproco cercarsi.
Il Padre, come una spina, si riprende
la croce, e gli angeli, gli animali
del paradiso, scoprono del mondo l' ultima pagina.
Allora diciamo : ti amo. Diciamo
ti amo tanto. E nella mischia
sorta all' improvviso, ancora una volta affranca
il mare, prima di sederci a tavola.
Jànos Pilinszky
Leggerlo in altri il giudizio universale, non rende idea.
RispondiEliminaPerché ognuno di noi ne attraversa uno diverso.
Sì, sono d' accordo. Il Giudizio Universale come atto fi fede è lo stesso per tutti ( se e quando ci sarà ) , poi ognuno ne " attraversa " ( termine che rende bene l'idea ) uno personalissimo qui in vita e deve farci dei conti.
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