giovedì 22 maggio 2025

LA STRADA DI MORANDI

 


                                                  Riconoscendo quanto da un punto all' altro era respiro...



Colpisce nei versi de " La strada di Morandi " una grazia lieve e malinconica, ma che tuttavia non si nega ad un pensiero profondo, e men che mai nasce da un' ingenua adesione all' esperienza esistenziale, ma poggia su un solido substrato, colto e costituito da una silenziosa opera di accumulazione. Il richiamo al tempo che non c'è più, ma che riemerge dalla memoria, non è solo nostalgia dell' età della giovinezza e della presenza di quei poeti e artisti che " sono rimasti si direbbe senza un sogno / intero ", ma è il tentativo di sostanziare sulla carta le tracce di quell' epoca di vitalità, di proiezione nel futuro e di malinconica grazia - appunto -  che vide protagonista un' intera generazione. Vitale ci parla ( anche ) di un mondo che è finito  sbriciolato sotto i colpi di un individualismo sempre più incalzante; ci racconta di una " società delle lettere" sparita insieme alla convinzione che la letteratura possa servire se non a cambiare il mondo, almeno a comprenderlo meglio, nella consapevolezza che il mondo sono soprattutto gli altri, donne e uomini, esseri viventi, oggetti.




Forse tra i libri, tra i romanzi

che s' aprono a un incerto

dopoguerra rimani

ancora un poco. E non è tutta

ingiallita la carta, le parole

che premono in un varco

fervoroso di anni, qui

sta certo il bene, un bene

così fragile un lume

che pur dura trovandoti

e immaginandoti


pagina dopo pagina.



                                                    ***


Sì, forse soltanto nei romanzi

se durarono e giunsero

per le luci prospettiche

un prima e un dopo

stabilirono un tempo

che non fu mio ma sale

come la vecchia strada di Morandi


il tratto lieve opaco della polvere.



                                                ***


E' una sola, in ritardo

segue un piccolo scarto e pare incredula

come chi la osserva, l' ala

si fa di colpo trasparente

ma è appena un passo

scrupoloso di danza uno di più

mentre ritrova

la consegna del nero, l' eleganza

veloce di grafia per una pagina


che ha luce di mattino e non si perde.



                                                         ***


Questa acquata di giugno nel silenzio

di una città così lontana e prossima

dove ti invito e so che non verrai

questa inquieta dolcezza questa strana

impressione che tu dorma

e scorra il tempo, s' avvisa


questa vena decisa

senza più scansione

un cane nell' opaco che si sperde

talora ma non fiata

è troppo giovane ancora

e in sé più a lungo duole.


Parole come amore

da non dirsi

se non di rado sottovoce

perché amore pensavi è nelle cose

terrestri, nel loro schiudersi

segreto come fosse


un'ora che è già luce e non è luce.



                                                    ***


Non più lo sai farò ritorno

su quel sentiero che infittiva

in alta valle

e tra le resine d' un giorno

di promesse non più

quei calici di ambra quel venire

a patti con la vita

che luce a un tratto sul crinale prendeva

meravigliandosene appena

e poi riconoscendo quanto da un punto

a un altro era respiro, ma solo lì


dove il silenzio presto sarebbe sceso.




                                 Marco  Vitale      da   La strada di Morandi



2 commenti:

  1. "Venire a patti con la vita". Sembrerebbe possibile, in realtà negoziamo accordi quasi sempre disattesi, e riformuliamo negoziati, possibilità, vie d'uscita. Ma la vita non accetta patti. Li pone e basta. E noi non veniamo da loro, li troviamo apparecchiati e basta.

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  2. D' una parte è vero quello che dici ma - nel negare ogni possibile speranza - intravedo un senso come di depressione.

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