Riconoscendo quanto da un punto all' altro era respiro...
Colpisce nei versi de " La strada di Morandi " una grazia lieve e malinconica, ma che tuttavia non si nega ad un pensiero profondo, e men che mai nasce da un' ingenua adesione all' esperienza esistenziale, ma poggia su un solido substrato, colto e costituito da una silenziosa opera di accumulazione. Il richiamo al tempo che non c'è più, ma che riemerge dalla memoria, non è solo nostalgia dell' età della giovinezza e della presenza di quei poeti e artisti che " sono rimasti si direbbe senza un sogno / intero ", ma è il tentativo di sostanziare sulla carta le tracce di quell' epoca di vitalità, di proiezione nel futuro e di malinconica grazia - appunto - che vide protagonista un' intera generazione. Vitale ci parla ( anche ) di un mondo che è finito sbriciolato sotto i colpi di un individualismo sempre più incalzante; ci racconta di una " società delle lettere" sparita insieme alla convinzione che la letteratura possa servire se non a cambiare il mondo, almeno a comprenderlo meglio, nella consapevolezza che il mondo sono soprattutto gli altri, donne e uomini, esseri viventi, oggetti.
Forse tra i libri, tra i romanzi
che s' aprono a un incerto
dopoguerra rimani
ancora un poco. E non è tutta
ingiallita la carta, le parole
che premono in un varco
fervoroso di anni, qui
sta certo il bene, un bene
così fragile un lume
che pur dura trovandoti
e immaginandoti
pagina dopo pagina.
***
Sì, forse soltanto nei romanzi
se durarono e giunsero
per le luci prospettiche
un prima e un dopo
stabilirono un tempo
che non fu mio ma sale
come la vecchia strada di Morandi
il tratto lieve opaco della polvere.
***
E' una sola, in ritardo
segue un piccolo scarto e pare incredula
come chi la osserva, l' ala
si fa di colpo trasparente
ma è appena un passo
scrupoloso di danza uno di più
mentre ritrova
la consegna del nero, l' eleganza
veloce di grafia per una pagina
che ha luce di mattino e non si perde.
***
Questa acquata di giugno nel silenzio
di una città così lontana e prossima
dove ti invito e so che non verrai
questa inquieta dolcezza questa strana
impressione che tu dorma
e scorra il tempo, s' avvisa
questa vena decisa
senza più scansione
un cane nell' opaco che si sperde
talora ma non fiata
è troppo giovane ancora
e in sé più a lungo duole.
Parole come amore
da non dirsi
se non di rado sottovoce
perché amore pensavi è nelle cose
terrestri, nel loro schiudersi
segreto come fosse
un'ora che è già luce e non è luce.
***
Non più lo sai farò ritorno
su quel sentiero che infittiva
in alta valle
e tra le resine d' un giorno
di promesse non più
quei calici di ambra quel venire
a patti con la vita
che luce a un tratto sul crinale prendeva
meravigliandosene appena
e poi riconoscendo quanto da un punto
a un altro era respiro, ma solo lì
dove il silenzio presto sarebbe sceso.
Marco Vitale da La strada di Morandi
"Venire a patti con la vita". Sembrerebbe possibile, in realtà negoziamo accordi quasi sempre disattesi, e riformuliamo negoziati, possibilità, vie d'uscita. Ma la vita non accetta patti. Li pone e basta. E noi non veniamo da loro, li troviamo apparecchiati e basta.
RispondiEliminaD' una parte è vero quello che dici ma - nel negare ogni possibile speranza - intravedo un senso come di depressione.
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