Tenere il sangue acceso. Essere cosmico coro.
" Lo gel che m'era intorno al cor ristretto..."
Dante - PURGATORIO XXX, 97
Chiudevo gli occhi
e dentro gli occhi chiusi
altri occhi sgomenti
restavano accesi.
Dentro gli occhi un lago
vagamente nero
e angoscia vaga leggera
covava il suo enigma antico -
una sfera di buio non mio
non io - e dunque di chi di che cosa ?
Dipanare una fetta di scuro
mondiale. Tenere il sangue acceso.
Essere cosmico coro.
Voce della voce. Sentiero - per quel lago
che giace sul fondo. Ghiacciato.
Pericoloso. Paurosissimo vero.
***
Prendevo il mondo
dentro me. Lo pettinavo.
Gli dicevo pianino
stai buono. Sii paziente
con noi. Miglioreremo
siamo qui da poco.
Ancora non capiamo
e ci agitiamo troppo.
Ancora guerreggiamo.
***
Faceva il tempo
le sue finte.
Appoggiava spenti frutti
nel marcio. Dipingeva scenari.
Come osava il tempo come segnava
sui volti il suo gioco
sui volti sui musi
sui tronchi. Eppure c'erano
istanti
d'oro e ancora ci sono
e smascherano quel suo
lavoro finto
strappi in quel suo velo
agili decori - capolavori.
***
Pescherecci tu dici. Guarda bene.
Navi da guerra sono. Hanno radar
argani uncini. Reti infinite di tonnellate.
Hanno nomi appropriati - Vichingo
Barbaro. Per ognuna che salpa è spargimento.
Seminano ravvicinata fine
promettono tempeste e fame. C'è
tanto lutto sui pontili, lo vedi? Sulle prore
e le poppe, un esibito chiasso muscolare.
Potessi dire andate ad adorare.
Dite grazie al mare. Non rapinate.
Raccogliete ma non rapinate.
Fate bene. Siete uomini del mare.
Potessi dire è delicato, non lo rovinate -
sarei patetica, non credi?
Io questo chiedo, farli sanguinare
con le parole. Farli innamorare.
***
Il mio cuore schiacciava le sue rondini
nel non avere tempo. Non avendo tempo
con quel mucchio modesto di cose da fare
non avendo davanti il largo tempo
il respiro si consumava e cadevano molti capelli
poiché non c'era tempo c'era la morte
poiché non c'era mai tempo è allora
che andando non si andava
da nessuna parte e facendo
non si faceva mai capolavoro. Poiché
in quel correre non si gustava
la delizia del fuori tempo
di animali e di fiori fuori del tempo
quando lentamente si apre il petto contenitore
e l'oro vero del mondo
con battito d'ala entra fino in fondo
fino al miracolo di un presente
appuntito. Lo so - è questa
la grave malattia del mondo. Semplice
alquanto da comprendere. Semplice da
curare - perché basta fermare - non essere
non fare non contare niente.
***
Ovunque c'è bellezza in eccesso
non è parsimoniosa la natura.
Mette tutto il fulgore
è ardente. C'è un entusiasmo sotto
una dismisura che la muove -
ebbrezza c'è, esagerata avventura di forme
e di colore.
Mariangela Gualtieri da Ruvido umano
"Essere cosmico coro" evoca l'immagine di una profonda connessione tra individuo e universo, dove ogni essere è una nota unica in un'armonia universale. Sottolinea l'interdipendenza tra il singolo e il tutto, suggerendo che il nostro ruolo nel mondo è quello di contribuire a una sinfonia più grande, che abbraccia e unisce ogni cosa. Bellissimo verso. Potente! Ciao Frida, buona giornata.
RispondiEliminaEffettivamente è così. Ti ringrazio di aver contribuito a mettere in luce l' anima profonda che c'è in queste liriche, come del resto in tutta la produzione poetica di Mariangela Gualtieri, una poeta capace di creare grandi suggestioni e che io ammiro moltissimo.
RispondiEliminaBuon pomeriggio anche a te !
Molto belle. C'è ritmo, immagini e un sentimento che sento sincero.
RispondiEliminaMolto belle, mi risuonano proprio
Le poesie di Mariangela Gualtieri hanno molto a che fare con il teatro, anzi, forse sono la stessa casa. Nel 1983, insieme al regista Ronconi fonda il Teatro Valdoca ( chiamato così dalla via di Cesena dove ha la sua sede ), dove mette in scena una serie di spettacoli memorabili, mentre nel 1985, insieme a Milo De Angelis dà vita a una scuola di poesia.
RispondiEliminaIl Valdoca è un teatro di corpi e di voci che si attraversano facendo riaffiorare le pulsioni e le paure ancestrali, ma anche la tensione insopprimibile verso il sovrumano, verso una bellezza infantile e animalesca. Così, la poesia di Mariangela Gualtieri nasce da quella esperienza e mantiene la corporeità della parola teatrale. una poesia da pronunciare e da far risuonare in quei " riti sonori " a cui la poeta si dedica con passione da tanti anni.
"Ancora guerreggiamo" chissà per quanto ancora, forse poco..
RispondiEliminadi Mariangela ricordo con particolare meraviglia Cresce l'inverno
(... Facinoroso inverno rigonfio di parole sussurrate. Prolifico arsenale. Granaio delle voci.
A chi è in ascolto - tu piaci.)
Anch'io - quando ho letto le poesie di questa nuova raccolta - sono stata immediatamente colpita dal verso, seppur semplicissimo ma carico di significato, di " ancora guerreggiamo ". E l' accento mi va su quel " ancora" così che ho pensato all'insensatezza di questa tristissima pratica che si consuma da che mondo è mondo. Non mi capacito che l'uomo - così intelligente - a scoprire cose - non abbia trovato nei millenni un antidoto al " male" che si porta dentro.
EliminaNon chiudiamo gli occhi, seppur sgomenti, al genitivo enigma antico; che il sangue resti attivo e ci sostenga per l'impervio sentiero al lago, ghiacciato abisso, di paurosissimo vero. Ci sia compagna una leggera brezza di bellezza, storditi da questa ebbrezza, esagerata avventura di forme e di colore.
RispondiEliminaNon ho parole adeguate da aggiungere alla bellissima lirica di Mariangela né alle tue riflessioni che sanno tanto di poesia. La Bellezza non va spiegata, va goduta !
RispondiEliminaGrazie.