lunedì 30 settembre 2024

IL RUVIDO UMANO DI MARIANGELA

 


                                      Tenere il sangue acceso. Essere cosmico coro.




" Lo gel che m'era intorno al cor ristretto..."

              Dante -  PURGATORIO XXX, 97


Chiudevo gli occhi

e dentro gli occhi chiusi

altri occhi sgomenti

restavano accesi.


Dentro gli occhi un lago

vagamente nero

e angoscia vaga leggera

covava il suo enigma antico -

una sfera di buio non mio

non io - e dunque di chi di che cosa ?


Dipanare una fetta di scuro

mondiale. Tenere il sangue acceso.

Essere cosmico coro.

Voce della voce. Sentiero - per quel lago

che giace sul fondo. Ghiacciato.

Pericoloso. Paurosissimo vero.



                                            ***


Prendevo il mondo

dentro me. Lo pettinavo.

Gli dicevo pianino 

stai buono. Sii paziente

con noi. Miglioreremo

siamo qui da poco.

Ancora non capiamo

e ci agitiamo troppo.

Ancora guerreggiamo.



                                             ***


Faceva il tempo

le sue finte.

Appoggiava spenti frutti

nel marcio. Dipingeva scenari.

Come osava il tempo come segnava

sui volti il suo gioco

sui volti sui musi

sui tronchi. Eppure c'erano

istanti 

d'oro e ancora ci sono

e smascherano quel suo 

lavoro finto

strappi in quel suo velo

agili decori - capolavori.



                                               ***


Pescherecci tu dici. Guarda bene.

Navi da guerra sono. Hanno radar

argani uncini. Reti infinite di tonnellate.

Hanno nomi appropriati - Vichingo

Barbaro. Per ognuna che salpa è spargimento.

Seminano ravvicinata fine

promettono tempeste e fame. C'è

tanto lutto sui pontili, lo vedi? Sulle prore

e le poppe, un esibito chiasso muscolare.


Potessi dire andate ad adorare.

Dite grazie al mare. Non rapinate.

Raccogliete ma non rapinate.

Fate bene. Siete uomini del mare.

Potessi dire è delicato, non lo rovinate -

sarei patetica, non credi?

Io questo chiedo, farli sanguinare

con le parole. Farli innamorare.



                                                 ***


Il mio cuore schiacciava le sue rondini

nel non avere tempo. Non avendo tempo

con quel mucchio modesto di cose da fare

non avendo davanti il largo tempo

il respiro si consumava e cadevano molti capelli


poiché non c'era tempo c'era la morte

poiché non c'era mai tempo è allora

che andando non si andava

da nessuna parte e facendo

non si faceva mai capolavoro. Poiché

in quel correre non si gustava

la delizia del fuori tempo

di animali e di fiori fuori del tempo

quando lentamente si apre il petto contenitore

e l'oro vero del mondo

con battito d'ala entra fino in fondo

fino al miracolo di un presente

appuntito. Lo so - è questa


la grave malattia del mondo. Semplice

alquanto da comprendere. Semplice da

curare - perché basta fermare - non essere

non fare non contare niente.



                                           ***


Ovunque c'è bellezza in eccesso

non è parsimoniosa la natura.

Mette tutto il fulgore

è ardente. C'è un entusiasmo sotto

una dismisura che la muove -

ebbrezza c'è, esagerata avventura di forme

e di colore.




                   Mariangela  Gualtieri    da     Ruvido umano



8 commenti:

  1. "Essere cosmico coro" evoca l'immagine di una profonda connessione tra individuo e universo, dove ogni essere è una nota unica in un'armonia universale. Sottolinea l'interdipendenza tra il singolo e il tutto, suggerendo che il nostro ruolo nel mondo è quello di contribuire a una sinfonia più grande, che abbraccia e unisce ogni cosa. Bellissimo verso. Potente! Ciao Frida, buona giornata.

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  2. Effettivamente è così. Ti ringrazio di aver contribuito a mettere in luce l' anima profonda che c'è in queste liriche, come del resto in tutta la produzione poetica di Mariangela Gualtieri, una poeta capace di creare grandi suggestioni e che io ammiro moltissimo.
    Buon pomeriggio anche a te !

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  3. Molto belle. C'è ritmo, immagini e un sentimento che sento sincero.
    Molto belle, mi risuonano proprio

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  4. Le poesie di Mariangela Gualtieri hanno molto a che fare con il teatro, anzi, forse sono la stessa casa. Nel 1983, insieme al regista Ronconi fonda il Teatro Valdoca ( chiamato così dalla via di Cesena dove ha la sua sede ), dove mette in scena una serie di spettacoli memorabili, mentre nel 1985, insieme a Milo De Angelis dà vita a una scuola di poesia.
    Il Valdoca è un teatro di corpi e di voci che si attraversano facendo riaffiorare le pulsioni e le paure ancestrali, ma anche la tensione insopprimibile verso il sovrumano, verso una bellezza infantile e animalesca. Così, la poesia di Mariangela Gualtieri nasce da quella esperienza e mantiene la corporeità della parola teatrale. una poesia da pronunciare e da far risuonare in quei " riti sonori " a cui la poeta si dedica con passione da tanti anni.

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  5. "Ancora guerreggiamo" chissà per quanto ancora, forse poco..
    di Mariangela ricordo con particolare meraviglia Cresce l'inverno
    (... Facinoroso inverno rigonfio di parole sussurrate. Prolifico arsenale. Granaio delle voci.
    A chi è in ascolto - tu piaci.)

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    1. Anch'io - quando ho letto le poesie di questa nuova raccolta - sono stata immediatamente colpita dal verso, seppur semplicissimo ma carico di significato, di " ancora guerreggiamo ". E l' accento mi va su quel " ancora" così che ho pensato all'insensatezza di questa tristissima pratica che si consuma da che mondo è mondo. Non mi capacito che l'uomo - così intelligente - a scoprire cose - non abbia trovato nei millenni un antidoto al " male" che si porta dentro.

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  6. Non chiudiamo gli occhi, seppur sgomenti, al genitivo enigma antico; che il sangue resti attivo e ci sostenga per l'impervio sentiero al lago, ghiacciato abisso, di paurosissimo vero. Ci sia compagna una leggera brezza di bellezza, storditi da questa ebbrezza, esagerata avventura di forme e di colore.

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  7. Non ho parole adeguate da aggiungere alla bellissima lirica di Mariangela né alle tue riflessioni che sanno tanto di poesia. La Bellezza non va spiegata, va goduta !
    Grazie.

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