sabato 11 luglio 2020
LETTERE A CLIZIA ( Introduzione )
(...) Un giorno d'estate del 1933 - a Firenze - un'intraprendente
giovane americana bussa alle porte del Gabinetto Scientifico
Letterario Vieusseux per conoscere il poeta che aveva scritto
gli Ossi di seppia ,all'epoca bibliotecario e direttore dell'antica
istituzione cittadina. Fu il classico coup de foudre o, nel lessico
dei nuovi amanti,il thunderbolt che ha segnato l'intera esistenza
di due persone, nonchè buona parte della poesia di Montale, da
quel punto in poi. In quei giorni d'estate, ha inizio uno
straordinario carteggio di sette anni, del quale sopravvivono
soltanto papers dell'inquieta mano maschile;sette anni racchiusi
in 155 missive dal tratto forte, delicato e feroce che, giorno
dopo giorno, costituiscono di fatto un racconto amaro e dolce,
d'amore e di rancore, un documento frammentario di fede e di
disperazione, di gossip velenoso, di malizie e di pietà, un testo
autobiografico e privato sì, ma spesso così letterariamente
pepato, stuzzicante proprio là dove non dice e non racconta,
così ellittico, evasivo e cifrato da sollevare il lettore da ogni
senso di colpa nel porre la lente sui dettagli degli amori altrui,
affascinato com'è da queste lettere che sono spesso un mugolìo,
un miagolio e un lamento, ma anche un affascinante tessuto di
vicende incrociate, di amicizie e inimicizie, di nugae preziose
per gli storici della letteratura, di incantevoli short stories
dentro la fabula principale. Canzoniere fatto di tanti libri: così
il poeta schivo, eccitato da un incontro che ha i segni del
destino, tesse lentamente quella tela di analisi minute dei fatti
interiori e interpersonali che sono una delle cifre della sua
grandezza. Così, visitato da una vera Musa in forma di donna,
ornata di frangetta e di orecchini,qualche tempo dopo chiamata
Clizia con poetico senhal, tortuosamente comincia a limare
dentro di sé parole e metriche per il mutato stile del libro delle
Occasioni.
La ragazza alta, snella ed elegante, che bussava alle porte, non
si chiamava affatto Clizia e forse non era neanche interessata
al crudele spartito ovidiano delle Metamorfosi dal quale
Montale, molto dopo il fatto, estrae il mito e il nome della Ninfa
innamorata del Sole, mutata in girasole e sempre fedele al suo
astro. Era Irma Brandeis, ebrea americana discendente da
antenati austriaci trapiantati a metà dell' Ottocento negli U.S.A.,
secondogenita di una famiglia di intellettuali dimoranti a New
York. Aveva in dote un curriculum accademico di tutto rispetto:
italianista, francesista e anglista, traduttrice e scrittrice, dal
1932 con teaching job come instructor di Lingua e Letteratura
italiana presso il Sarah Lawrence College N.Y. Frequentava
anche la Columbia University, progressivamente sempre più
addotrinata tra Medioevo e Futurismo, affacciata su quegli
abissi della parola che vanno dai Padri della Chiesa e dai
Grandi Mistici medioevali ai poeti dell' "aureo " Seicento
inglese, con un occhio di riguardo verso le infinite ambiguità
del linguaggio, verso ogni jeu de mots e ribaltamento di senso
della scrittura sacra e profana . (...)
Rosanna Bettarini da Introduzione a Lettere a Clizia
Salve, qualcuno sarebbe disponibile a vendermi il libro? Lo sto cercando disperatamente per un regalo a un'amica
RispondiEliminaBuongiorno.
RispondiEliminaSpero proprio che qualcuno raccolga il suo appello. Ma siccome il post è del 20 Luglio 2020, ho qualche dubbio al proposito, per cui faccio io la richiesta ( pubblica ) in data odierna. Sarebbe un bel pensiero per Natale !