venerdì 10 luglio 2020
LETTERE A CLIZIA 8
25 Novembre 1937
(...) Irma cara,
sempre oscillante fra ospedale e manicomio: e il male peggiore
non sarebbe finire nell'uno o nell'altro: è nel restare e durare
così.Io non mi scuso, non chiedo pietà, riconosco che di tutto la
colpa è mia, solo mia e che è ridicolo far colpa ad altri. D'altra
parte, troppe cose e troppo gravi erano per me imprevedibili.
Così, anche se tutto è immutato,e io non ho mancato fede e non
ho mosso un dito nella direzione che avevo lasciato, anche se
materialmente e moralmente non ti ho tradito un solo minuto,
io resto come resto, nella più assoluta oscurità di me e dei miei
motivi. Perché per ragioni materiali e contingenti non si spiega
nulla di me e questo lo so.
Ho veramente orrore di me: anche questo lo sai, ma non vuol
dire nulla. E non so se merito pietà e se mi conviene invocarla.
Perdona, se credi, a questo essere mostruoso.
E.
P. S. Ho scritto tante volte, e sempre stracciato. Ogni volta
riappariva una speranza, un filo - o almeno la certezza della
morte. (....)
Eugenio Montale da Lettere a Clizia
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