sabato 11 luglio 2020
LETTERE A CLIZIA 3
19 Novembre 1933
(...) Oh mia cara Irma, Irma mia cara,
come hai pensato che ho scritto " qualunque cosa avvenga "
quando nulla sapevo della morte di tuo padre e quando non
sospettavo che una parola così cadesse su un terreno devastato?
" Qualunque cosa "era una frase di modestia, in my mind: volevo
dire che io Mi sento vincolato a te in qualunque modo, ma Ti
riconosco il diritto alla tua libertà se non potrò offrirti una
vita decente. Più unselfish di così non si può essere.
E spero, e come (! ) in una soluzione possibile anche se ci sono
dei giorni nei quali mi augurerei di morire felice dopo aver
passato un mese ( 30 giorni e 30 notti ) - se tu potessi dopo
ritrovare ancora la pace e la tranquillità. Non vorrei farti del
male in nessun modo, Irma troppo cara. E' chiaro ora il senso?
E hai potuto pensare che forse non ci vedremo più ? E crederti
già rassegnata a non averti?
Ma forse la mia lettera era veramente poco chiara. Bene: ti
dico una volta per sempre che io ( che non sono tisico e non
sono Keats ) credo di amarti con la stessa passione e, alas! con
la stessa sensualità con la quale Keats amava Fanny Browne.
E non posso pensare alla breve oasi del 5 Settembre senza
impazzire. Non scambiarmi con un romanziere italiano: ma non
sai quanto ami ogni centimetro di te e del tuo corpo...
E poi io spero anche ++++++, che adoro... ( E sono anche
fedele ! ).
Scrivimi subito qualcosa about tutto ciò, mia cara, troppo cara
Irma che non merito.
E.
Eugenio Montale da Lettere a Clizia
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