sabato 4 gennaio 2020
L'ECLISSI DELLO SGUARDO 3
(…) Accanto al tabù della morte si è affermata impietosamente l'
immagine di un uomo la cui vita ha senso solo per se stesso.
Abbiamo dimenticato quanto siamo esseri sociali, quanto per
l'individuo il senso della vita non possa essere indipendente dal
significato che essa ha per gli altri uomini.
Mentre nel Medioevo il morente, nel momento del trapasso,
veniva lasciato solo, per rispettare un'esigenza dello spirito
dinanzi all'atto estremo del commiato dalla sua prigione terrena,
oggi la solitudine imposta al morente è dettata dalla paura di chi
lo circonda di guardare ciò che lo attende, di accompagnare il
caro sulla soglia della fine.
Ho fatto notare come un tempo non lontano - non stiamo parlando
di secoli, ma solo di generazioni - nella nostra cultura ci fosse un
posto per un affettuoso dialogo col morente. Leonardo Sciascia
raccontava che, quando lui era bambino, nessuno nascondeva al
morente che stava per morire. Tanto è vero che i parenti lo
incaricavano di portare messaggi ai loro defunti nell' Aldilà. E
aggiungeva, con un tocco di quell'arguzia volterriana che così
spesso illuminava la sua prosa, un ricordo personale di un suo
parente in punto di morte, che letteralmente assediato dai troppi
" postulanti"e perciò preoccupato per i troppi messaggi da portare
nell' Aldilà, all'ennesima richiesta, esplose : " E scrivetemeli su
un bigliettino, se no poi me li dimentico! ". (…)
Aldo Carotenuto da L'eclisse dello sguardo
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