sabato 4 gennaio 2020
L'ECLISSI DELLO SGUARDO 2
(…)Questa " normalizzazione" dell'emotività ha un difetto negativo
sui rapporti sociali perché, al di là delle intenzioni, aumenta la
distanza e l'indifferenza tra gli individui e trasforma le relazioni,
che vengono ricercate secondo criteri di valutazione utilitaristica:
servono per stare in compagnia e per divertirsi. Anche nelle
relazioni amorose sempre più spesso ci si unisce per sfuggire la
solitudine e le incertezze del futuro, più che per una profonda
comunione di intenti e per la ricerca di uno scambio autentico.
Si ha timore di soffrire.
In questo intreccio di dinamiche tra singoli e collettività, il
morente,come rappresentante di una presunta decadenza,
insignificanza e improduttività, è da emarginare. Secondo Elias,
questo può essere spiegato con l'elevato " livello di
individualizzazione" che fa dimenticare quanto ciascuna azione
umana sia indissolubilmente legata a quella degli altri esseri, in
una profonda e mutua interdipendenza. In una visione così miope
del rapporto con gli altri, così priva di reale empatia, era
inevitabile che si accrescesse la difficoltà del partecipare alle
sofferenze di una persona cara. Così l'incapacità, di fronte al
malato e al morente, di comunicare parole piene e autentiche, di
identificarsi con esso, di comprenderlo, hanno condotto al suo
rifiuto.Nelle società moderne non si hanno più riti che contengano
emozioni radicali e che permettano di esprimerle e di dar loro un
significato collettivo. La capacità di esprimere empatia nei
momenti più difficili dell'esistenza è delegata alla sensibilità e
alla maturità del singolo. Il problema diventa allora di natura
psicologica, poiché alla base vi è una profonda e generale
difficoltà di compartecipazione emotiva ai vissuti dell'altro e una
più specifica resistenza a identificarsi con l'esperienza della
malattia e della vecchiaia. L'imbarazzo di fronte alla morte e l'
incapacità di esprimere commozione e turbamento, alimentano la
necessità di occultare continuamente quel tragico evento. Allora
la fuga davanti al morente, esprime non soltanto l'angoscia di
morte, ma anche un più profondo desiderio di fuga da se stessi,
dalla sterilità di un'esistenza che proprio nei suoi momenti
cruciali non ha più alcun valore. Inoltre il panico, l'impossibilità
e l'incapacità di gestire questa esperienza, colpisce anche chi ha
valori e riesce a stabilire rapporti umani autentici. (…)
Aldo Carotenuto da L'eclissi dello sguardo
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