venerdì 22 novembre 2019
TI LASCIO DORMIRE 2
(…)Ah caro, caro, episodi simili ne hai sentiti da me anche troppi,
buttati sulle tue fragili spalle, sul cuore e sulla mente indignati
per l'assoluto della barbarie umana. Oggi mi chiedo se le tue
pause da me erano dovute al mio passato. Era troppo per te,
dicevi.Troppo in che senso?Per la ricchezza del mio vissuto che
ascoltavi rattrappito come lo ero io allora ? Non potevi dirmi :
" Basta! Solo dosi omeopatiche di veleno, non una valanga
quotidiana! ". Ma fino al nostro incontro non mi aveva mai
ascoltato nessuno, neppure i miei familiari scampati alla
persecuzione. Non mi hanno ascoltato né nella civile Europa -
ridotta in macerie - né nel neonato Israele, bisognoso di tutto,
ma non certo dei nostri lamenti di sopravvissuti; bisognoso per
la sua stessa sopravvivenza di ebrei nuovi, anzi israeliani, che
non strisciano più come noi lungo i muri, che non subiscono
leggi, offese, botte, senza reagire, senza alzare neppure un
" bastone nodoso " come consiglia il profeta Nahum nel finale
di un lungo dialogo nell' Ottava egloga del grande poeta
ungherese Miklòs Radnòti, ucciso dai fascisti ungheresi:
POETA
Come sei giovane, padre mio! Il mio poco tempo come
commisuralo alla tua età tremenda?
Come sasso levigato nel ruscello da violenta corrente
mi sta consumando il tempo che vola.
PROFETA
E' quello che credi. Conosco i tuoi nuovi versi.
E' la rabbia che ti tiene in vita.
L'ira apparenta poeti e profeti, è nutrimento per il popolo,
è bevanda! Potrebbe viverne chi vuole finchè arriva
il paese promesso da quel giovane allievo rabbino
che ha obbedito alla Legge e alle nostre parole.
Vieni con me ad annunciare che si sta avvicinando l'ora,
già sta per nascere il paese. Mi chiedo : qual è lo scopo
del Signore? Guarda: è quello il paese.
Mettiamoci in cammino, vieni, uniamo il popolo,
porta tua moglie e comincia a tagliare i bastoni.
Il bastone è un buon compagno per l'errante : guarda,
dammi quello, che sia il mio, perché lo preferisco se è nodoso.
( Lager Heideman sulle montagne di Zagubica, 1944 )
Edith Bruck da Ti lascio dormire
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