" Ci si sposa per proseguire la conversazione " (For Madox Ford )
"Perché consentire alla morte di interromperla?" ( J. Barnes )
(…) Stanotte, come spesso in dormiveglia con la mente occupata da
te, ho pensato di scriverti.Anzi, ho deciso. Senza ancora sapere
cos'ho da dirti, ma questo non mi preoccupa. So per esperienza
che mi basta l'idea, che è necessità. Le parole si
moltiplicheranno da sole e da una parola nascerà un'altra
parola, portando con sé qualcosa di già maturo, nuovo, pronto
a uscire alla luce sulla pagina.
Piano piano mi sono alzata dal letto, per non svegliarti, come
se tu fossi ancora accanto a me e io non avessi contato - quasi
due anni fa - con lo sguardo sgomento, i tuoi ultimi quattro,
brevi respiri. Poi più niente: solo le grida di Olga ( il nostro
aiuto nell'ultimo periodo di malattia ), " E' finita, è finita! " e
i miei inarticolati " No, no, no ! ", prima di precipitare sul
divano del salotto dove - rannicchiata come un feto - mi sono
estraniata dalla realtà.
Il personale dell'ambulanza scuoteva la testa con lo sguardo
fisso su di me mentre, tra telefonate e andirivieni di persone -
ombre, percepivo sussurri, passi lievi, rumori ovattati e
indistinti, da figlia clandestina nel ventre di una ragazza -
madre in anni più bigotti di questi d'oggi. Ero quasi in apnea.
Non osavo neanche un respiro più ampio per non far scoprire
che esistevo, come durante le selezioni nei lager nazisti, dove
solo una volta sono finita nel blocco 8, destinata al fuoco con
tante altre bambine. Eravamo sorvegliate dalla figura materna
di un'ebrea già disumanizzata, che cercava di zittire i nostri
pianti in coro, le nostre grida di terrore severamente vietate
per non disturbare il sonno della guardia tedesca. All' alba
buia, nel caos, invece di salire sul camion, con i piedi nudi,
come una lepre, dal blocco della morte volai nel vicino blocco
11 tra le braccia scheletriche di mia sorella più grande in uscita
per il solito appello. (…)
Edith Bruck da Ti lascio dormire
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